Usa. I vescovi: sul matrimonio “non possiamo rimanere in silenzio”
“Nessun’altra unione è in grado di provvedere al bene comune come lo è, invece, il
matrimonio fra un uomo e una donna: realtà questa che la legge dovrebbe riflettere.
Per questo motivo non possiamo rimanere in silenzio.” A dichiararlo è il cardinale
arcivescovo di New York nonché presidente della Conferenza Episcopale statunitense
Timothy Michael Dolan, nell’ambito della riflessione che la Chiesa cattolica sta portando
avanti sulla legalizzazione dei “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, tema che
negli Usa sta acquistando sempre più spazio all’interno del dibattito pubblico. Dopo
i referendum dello scorso 6 novembre gli stati in cui sono legali le unioni omosessuali
sono diventati nove e il Governo ha da tempo smesso di difendere la costituzionalità
del Defense of Marriage Act (Doma), legge che tutela il matrimonio tradizionale tra
un uomo e una donna. Una legge federale che verrà esaminata presto dalla Corte Suprema
insieme alla legge in vigore in California che non consente di legalizzare le unioni
tra persone dello stesso sesso. A rendere necessario l’intervento della Corte Suprema
è stata la contestazione di un’anziana donna dichiaratamente omosessuale che ha voluto
denunciare la legge federale come “discriminatoria”, unendosi alla battaglia degli
attivisti che chiedono di usufruire di diritti ereditari e agevolazioni fiscali. La
Corte di appello del secondo circuito (costituito da Connecticut, New York e Vermont)
aveva accolto la richiesta della donna, definendo la legge come “discriminatoria e
non sostanzialmente collegata a un importante interesse dell’amministrazione pubblica”.
Il verdetto della Corte Suprema è atteso per giugno 2013 e i vescovi statunitensi
hanno voluto esprimere un auspicio per il lavoro che occuperà i giudici nei prossimi
mesi: “Che la verità e la giustizia possano guidare le vostre sentenze”- hanno dichiarato
in una nota – “la parola matrimonio significa solamente un’unione legale tra un uomo
e una donna come marito e moglie, e la parola sposo o sposa si riferisce solamente
a una persona del sesso opposto che è marito o moglie”. I vescovi hanno voluto aggiungere
che “pregheranno affinché la Corte affermi che l’istituto del matrimonio, che è antico
quanto l’umanità ed è scritto nella nostra vera natura, è l’unione tra un uomo e una
donna”. Matrimonio come “il fondamento di una società giusta, in quanto protegge i
più vulnerabili tra noi, i bambini”, unico istituto che “unisce i figli con i loro
padri e con le loro madri insieme”. L’episcopato ha annunciato che, all’interno del
programma di iniziative a favore della tutela della vita, del matrimonio e della libertà
religiosa, verrà proposta una nuova edizione della Fortnight for freedom, la campagna
di insegnamento e testimonianza per la libertà religiosa promossa dalla Chiesa cattolica,
cui sono chiamate ad aderire altre comunità religiose. “La chiamata alla preghiera
è provocata dai rapidi cambiamenti sociali e politici in atto tra i quali ci sono
tentativi di ridefinire il matrimonio” – si legge nella presentazione del programma.
“La vita, il matrimonio e la libertà religiosa non sono solo temi fondamentali per
la dottrina sociale cattolica, ma per il bene di tutta la società”. (L.P.)