2012-12-13 14:26:13

Usa. I vescovi: sul matrimonio “non possiamo rimanere in silenzio”


“Nessun’altra unione è in grado di provvedere al bene comune come lo è, invece, il matrimonio fra un uomo e una donna: realtà questa che la legge dovrebbe riflettere. Per questo motivo non possiamo rimanere in silenzio.” A dichiararlo è il cardinale arcivescovo di New York nonché presidente della Conferenza Episcopale statunitense Timothy Michael Dolan, nell’ambito della riflessione che la Chiesa cattolica sta portando avanti sulla legalizzazione dei “matrimoni” tra persone dello stesso sesso, tema che negli Usa sta acquistando sempre più spazio all’interno del dibattito pubblico. Dopo i referendum dello scorso 6 novembre gli stati in cui sono legali le unioni omosessuali sono diventati nove e il Governo ha da tempo smesso di difendere la costituzionalità del Defense of Marriage Act (Doma), legge che tutela il matrimonio tradizionale tra un uomo e una donna. Una legge federale che verrà esaminata presto dalla Corte Suprema insieme alla legge in vigore in California che non consente di legalizzare le unioni tra persone dello stesso sesso. A rendere necessario l’intervento della Corte Suprema è stata la contestazione di un’anziana donna dichiaratamente omosessuale che ha voluto denunciare la legge federale come “discriminatoria”, unendosi alla battaglia degli attivisti che chiedono di usufruire di diritti ereditari e agevolazioni fiscali. La Corte di appello del secondo circuito (costituito da Connecticut, New York e Vermont) aveva accolto la richiesta della donna, definendo la legge come “discriminatoria e non sostanzialmente collegata a un importante interesse dell’amministrazione pubblica”. Il verdetto della Corte Suprema è atteso per giugno 2013 e i vescovi statunitensi hanno voluto esprimere un auspicio per il lavoro che occuperà i giudici nei prossimi mesi: “Che la verità e la giustizia possano guidare le vostre sentenze”- hanno dichiarato in una nota – “la parola matrimonio significa solamente un’unione legale tra un uomo e una donna come marito e moglie, e la parola sposo o sposa si riferisce solamente a una persona del sesso opposto che è marito o moglie”. I vescovi hanno voluto aggiungere che “pregheranno affinché la Corte affermi che l’istituto del matrimonio, che è antico quanto l’umanità ed è scritto nella nostra vera natura, è l’unione tra un uomo e una donna”. Matrimonio come “il fondamento di una società giusta, in quanto protegge i più vulnerabili tra noi, i bambini”, unico istituto che “unisce i figli con i loro padri e con le loro madri insieme”. L’episcopato ha annunciato che, all’interno del programma di iniziative a favore della tutela della vita, del matrimonio e della libertà religiosa, verrà proposta una nuova edizione della Fortnight for freedom, la campagna di insegnamento e testimonianza per la libertà religiosa promossa dalla Chiesa cattolica, cui sono chiamate ad aderire altre comunità religiose. “La chiamata alla preghiera è provocata dai rapidi cambiamenti sociali e politici in atto tra i quali ci sono tentativi di ridefinire il matrimonio” – si legge nella presentazione del programma. “La vita, il matrimonio e la libertà religiosa non sono solo temi fondamentali per la dottrina sociale cattolica, ma per il bene di tutta la società”. (L.P.)







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