2012-12-13 12:51:29

Siria. Il vescovo maronita di Latakia: “Cristiani nel mirino di islamisti radicali e di banditi”


Nella zona di Latakia, Tartus e Tal khalakh, e nella “Valle dei Cristiani”, “c'è il caos: milizie islamiste e bande criminali stanno approfittando della situazione di instabilità generale. I civili cristiani sono obiettivo di sequestri e sono nel mirino di gruppi armati che hanno ideologia fondamentalista”: è l’allarme lanciato da mons. Elias Sleiman, vescovo maronita di Latakia che, in una nota pervenuta all’agenzia Fides, esprime forti timori per la sorte della popolazione cristiana della Siria. “I cristiani, un decimo della popolazione siriana – rimarca il vescovo – non prendono posizione con l’una o l’altra fazione in lotta, ma vogliono solo pace, dialogo e ricostruzione del paese. Per la nostra fede non crediamo nella violenza, ma nella riconciliazione. Ora temiamo fortemente gli islamisti radicali: ci sono molti mercenari fondamentalisti che vogliono alterare la natura del popolo siriano e istigare alla guerra confessionale”. “I fedeli cristiani – spiega – anche se minacciati, non prendono le armi perché non vogliono il potere. Vogliamo pace, non armi, come ha ricordato Benedetto XVI nella sua visita in Libano”. Esprimendo il timore che la Siria “diventi un altro Iraq, con un esodo di massa dei fedeli”, mons. Sleiman ribadisce che “la Chiesa siriana, nelle sue diverse espressioni e confessioni, è solidale con quanti vogliono rimanere nella propria terra”. Per questo, aggiunge, “facciamo molto per i rifugiati che fra la Valle dei cristiani, Latakia, Tartus, sono oltre 100mila. I profughi cristiani erano giunti qui perchè c'era maggiore stabilità rispetto ad altre aree, dove infuriano i combattimenti. Ma ora il conflitto è arrivato anche qui e la stabilità si sta perdendo, mentre cresce il caos”. “La nostra terra è una terra di martiri, non la lasceremo – profetizza il vescovo – anche se siamo o saremo sotto pressione. Siamo forti nella fede, nonostante le prove e cercheremo sempre di essere un fattore di coesione e un segno di riconciliazione nella società siriana, oggi e domani”, conclude. (R.P.)







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