Bce: dal 2014 controllerà istituti di credito europei. Sbloccati aiuti alla Grecia
Via libera dei ministri delle finanze dell’Unione europea, riuniti a Bruxelles, alla
prima fase dell'unione bancaria, ovvero la supervisione unica della Banca centrale
europea a partire dal primo marzo 2014. “L'intesa segna un passo importante verso
un'unione economica e monetaria stabile e verso un'ulteriore integrazione europea",
ha dichiarato il presidente della BCE, Mario Draghi. Sempre oggi l'Eurogruppo
ha approvato il rilascio della tranche da 34,3 miliardi di euro di aiuti alla Grecia.
''I sacrifici del popolo non sono stati vani'', il commento del premier greco Samaras.
Da parte sua, il commissario Ue, Olli Rehn, ha ribadito che l’intesa raggiunta oggi
''segna la conclusione di molti mesi d'incertezza per la Grecia'' e ''apre la strada
al ritorno della fiducia''. Il servizio di Massimiliano Menichetti:
“Un accordo
storico!” è stato il tweet dell'eurocommissario Michel Barnier, dopo quasi 17 ore
di negoziati a Bruxelles. La Banca Centrale Europea, dal primo marzo 2014, avrà il
potere di monitorare tutti gli istituti di credito della zona euro - e dei Paesi fuori
dalla moneta unica che aderiranno all'unione - con asset per almeno 30 miliardi
di euro o che rappresentano il 20% del pil del Paese. Rimangono fuori dall’accordo,
che mira a ''restaurare la fiducia nel sistema e interrompere il circolo vizioso tra
banche e crisi dei debiti'', Gran Bretagna, Svezia e Repubblica Ceca. La vigilanza
è di fatto il primo passo verso l'unione bancaria vera e propria. Per ora, saranno
più di cento gli istituti che finiranno sotto la supervisione di Francoforte. Creato
anche un organo di mediazione composto da ogni autorità nazionale, quindi in caso
di conflitti la decisione ultima sarà degli Stati aderenti. La maratona negoziale,
di fatto, apre la strada alla ricapitalizzazione diretta delle banche da parte del
fondo salva-Stati Esm, passo necessario per non far pesare sui debiti pubblici le
operazioni di sostegno agli istituti in difficoltà. L'accordo sarà oggi stesso, per
la firma, sul tavolo dei capi di Stato e di governo, sarà poi il Parlamento europeo
a dare l’ultimo placet.
Sulla supervisione unica della Bce, abbiamo intervistato
Carlo Secchi, docente di politica economica europea alla Bocconi di Milano:
R. – Il tema
è centrale per il buon funzionamento del mercato finanziario europeo e della politica
monetaria comune della zona euro. Chiaramente, ha trovato molte resistenze, soprattutto
rispetto all’idea iniziale, che era quella di una supervisione bancaria, affidata
alla Bce, per tutte le banche, comprese quelle di medie e piccole dimensioni e comprese
le banche regionali della Germania. Quindi, non c’è da stupirsi che il compromesso
sia stato raggiunto con fatica. L’importante però è che ci sia stato un risultato.
Sarebbe stato meglio avere un risultato pieno, ma bisogna soprattutto ritenerlo una
prima importante tappa.
D. – Nonostante, dunque, il compromesso e le difficoltà,
il giudizio è positivo...
R. – Molto positivo, perché le regole sottostanti
alla vigilanza bancaria nell’eurozona, ora affidata alle banche centrali nazionali
sono diverse e rischiano di creare problemi, almeno da due punti di vista: diversi
criteri nel valutare la solidità delle banche e diversi requisiti da imporre. Quindi,
è un passo avanti molto importante, paragonabile a quello dell’unione fiscale o del
fiscal compact, sul quale pure si sta progredendo con discussioni e problemi
non facili da risolvere.
D. – In concreto, quanto potrà incidere la Banca centrale
europea?
R. – Prima di tutto, detta regole comuni. Quindi, requisiti patrimoniali,
la struttura dei bilanci: le varie voci concorrono a determinare un giudizio positivo
o più cauto sulla solidità delle banche stesse e così via. La vigilanza però non si
limita a dare giudizi di solidità, ma ha potere ispettivo: ha il potere di dettare
regole sulla loro organizzazione, sulle modalità di erogazione del credito, sulle
modalità di rapportarsi con la clientela… Quindi, avremo finalmente uniformità di
gestione del sistema bancario.
D. – C’è chi dice che, comunque, andare verso
l’unione bancaria comporti una contrazione di libertà per quanto riguarda le politiche
nazionali...
R. – Degli eccessi di libertà goduti dalle banche nazionali, stiamo
tuttora pagando le conseguenze. Qui, riduzione di libertà significa regole precise
anche dal punto di vista degli impieghi: basti pensare a come sono stati utilizzati
senza controllo i titoli "tossici", i derivati e così via. Queste regole servono per
evitare guai come quelli che dal 2008 ci stanno affliggendo a livello mondiale e negli
ultimi due anni a livello europeo.
D. – C’è il pericolo che controllando le
banche si arrivi poi a controllare le economie di un Paese, quindi la politica di
un Paese?
R. – Il controllo del sistema bancario, cioè la vigilanza prudenziale,
non la nazionalizzazione del sistema, serve a garantire efficacia alla politica monetaria,
che poi utilizza determinati strumenti che producono i propri effetti sull’economia
reale, sul sistema produttivo, su occupazione… E’, quindi, fondamentale che questo
sia sottoposto a regole precise e ad un’attività di vigilanza da parte della Banca
Centrale.
D. – Oggi, l’approvazione anche della tranche di aiuti nei confronti
della Grecia. Una risposta compatta dell’Europa alla crisi?
R. – Credo proprio
di sì. E’ un segnale importante, pur con la lentezza, le contraddizioni e i tentennamenti
che hanno caratterizzato l’intero processo negli ultimi mesi. Però, si va nella direzione
giusta, quella che ci può consentire di mettere in sicurezza le situazioni più a rischio
e di vedere, finalmente, una via di uscita a questa situazione di crisi. Una via d’uscita
che avremmo potuto trovare anche prima – con un po’ più di raziocinio e coerenza –
ma, meglio tardi che mai.
D. – Nei confronti degli aiuti, si è parlato di boccata
d’aria. Questa, in realtà, è una speranza concreta per la Grecia…
R. – Certo
perché vuol dire che i progressi compiuti dal Paese ellenico sono stati considerati
soddisfacenti, hanno incontrato l’approvazione. Quindi, si mette mano al portafoglio,
perché si è convinti che questo possa servire ad andare verso una soluzione definitiva.