Londra apre ai "matrimoni" gay. Chiesa cattolica e anglicana contro il progetto
La Chiesa cattolica inglese e la Chiesa anglicana hanno espresso forte opposizione
alla legge, annunciata dal governo di David Cameron, che apre ai matrimoni gay in
Gran Bretagna a partire dal 2015. L’arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, e
quello di Southwark, Peter Smith, che guida il Dipartimento di cittadinanza e responsabilità
cristiana della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, hanno definito l’intero
processo legislativo “caotico”. I due presuli spiegano che, decidendo di introdurre
i matrimoni omosessuali, “il governo ha scelto di ignorare le opinioni di 600 mila
persone che hanno firmato una petizione perché rimanga l’attuale definizione di matrimonio”.
Nei mesi scorsi, si era formata la “Coalition for marriage” (“Coalizione per il matrimonio”),
un gruppo di pressione avviato dalle Chiese cristiane e da altre religioni per raccogliere
firme contro la nuova legge annunciata da Cameron. Susan Hodges ha chiesto
a mons. Peter Smith se sia rimasto sorpreso dall’iniziativa del governo inglese:
R.
– It doesn’t strikes me at all… Non mi ha colpito affatto. All’inizio dell’anno,
quando il primo ministro ha annunciato che sarebbe stata introdotta questa nuova legge
e che ci sarebbe stata una consultazione, ho avuto subito un incontro con il segretario
di Stato per gli Affari Interni, Theresa May, e una delle domande che le ho fatto
è stata se questa consultazione vertesse sul fatto che il governo dovesse legiferare
o se fosse solo una bozza di legge. E lei mi ha detto che era solo una bozza. Quindi,
mi chiedo perché abbiano avuto allora una consultazione se avevano già deciso di fare
la legge! Ho anche chiesto a quel punto, domanda chiave, quale lacuna volesse colmare
questa proposta di legge per le coppie gay, visto che il governo precedente aveva
fatto già passare la norma sulle unioni di fatto nel 2005, equiparando i diritti delle
coppie dello stesso sesso a quelle sposate con un matrimonio regolare. A questo non
ha potuto rispondere.
D. – Una delle questioni che più preoccupano la Chiesa
cattolica e altre denominazioni cristiane è quella di essere obbligate a celebrare
“matrimoni” gay. Lei è stato rassicurato dal governo che questo non accadrà o ha paura
che potrebbe verificarsi?
R. – I said this more recently... Ho detto recentemente
al segretario di Stato per la Cultura, Maria Miller, che eravamo stati assolutamente
rassicurati dal governo che i matrimoni gay non sarebbero stati consentiti nelle Chiese
in nessuna maniera. In tre anni, l’emendamento è passato dalla Camera dei Lord alla
Camera dei Comuni per permettere proprio questo. Quindi, non mi sento rassicurato
da nessuna delle promesse del governo. La legge in questo Paese è stabilita dal Parlamento
e ogni governo può dire quel che vuole. Se un governo decide una cosa, poi un nuovo
governo può ignorare quello che è stato detto in precedenza e fare una nuova legislazione.
Il segretario di Stato alla Cultura ha proposto quelle che ha chiamato le “quattro
barriere di sicurezza” per proteggere la libertà della Chiesa di non celebrare tali
matrimoni nelle chiese. Recentemente abbiamo ascoltato la dichiarazione del governo
e dobbiamo esaminarla, ma il punto è che abbiamo sentito l’esecutivo anche prima e
avevamo detto molto chiaramente che un eventuale obbligo è contro i diritti civili
e che andrebbe inevitabilmente davanti alla Corte Europea dei diritti umani.