Siria: violenti scontri ad Aleppo. L’Ue riconosce l'opposizione guidata da Al-Khatib
Siria. C'e' incertezza sulla natura del massacro nella citta' di Aqrab, nella provincia
di Hama. Prima i Comitati di Coordinamento Locale avevano denunciato la morte di 200
persone, senza attribuire la paternità della carneficina. Poi l'Osservatorio Siriano
per i diritti umani ha affermato che le vittime - tra morti e feriti - sono 125 e
che Aqrab è un centro prevalentemente abitato da alauiti, la minoranza sciita di cui
e' membro anche il presidente Bashar al Assad. La Ong con base a Londra specifica
di non "poter essere in grado di attribuirne la responsabilità ai ribelli.
Intanto
l'esercito siriano ha rafforzato le posizioni attorno a Damasco, dove un'autobomba
è esplosa facendo diversi feriti mentre ad Aleppo si registrano scontri tra truppe
del regime e ribelli con 28 morti, tra cui 3 bambini. Ieri l’Unione europea ha riconosciuto
la coalizione nazionale siriana, guidata dallo sceicco al-Khatib, come legittima rappresentante
della Siria. Domani, invece, gli "Amici del popolo siriano", riuniti a Marrakesh potrebbero
compiere lo stesso passo europeo e riconoscere l’opposizione. Riusciranno le varie
anime dell’opposizione a ricompattarsi, parlando ad una sola voce? Salvatore Sabatino
lo ha chiesto a Stefano Torelli, analista dell’area mediorientale per Equilibri.net:
R. - In questo
particolare momento - sia per dare l’immagine di un’opposizione effettivamente coesa,
sia per motivi effettivi e pratici, quindi la necessità di avere un fronte unito contro
quello che ancora oggi è il nemico comune, il regime di Bashar al Assad - è ipotizzabile
e anche probabile che l’opposizione riesca, almeno di facciata, a parlare con una
sola voce. Naturalmente sarà, poi, da vedere cosa succederà nel momento in cui questa
situazione di stallo, che c’è attualmente, potrà finire: quindi se l’opposizione attualmente
coesa rimarrà tale oppure se - come purtroppo si presuppone - nasceranno e anzi diventeranno
evidenti le differenze interne che già ci sono.
D. - La Russia continua -
da parte sua - a sostenere Assad e critica, invece, la mossa europea. Quanto incide
la posizione così netta di Mosca sugli equilibri internazionali che si muovono intorno
alla Siria?
R. - Da Mosca passa un po’ la soluzione o comunque l’inizio di
una soluzione della questione siriana. Quindi il fatto che la Russia continui a ritenere
Assad il legittimo governatore del Paese e sembra che - chiaramente questi sono rumors
non ufficialmente confermati - continui anche a dare un sostengo e un appoggio materiale
in termini economici, in termini - secondo alcune fonti - addirittura militari, chiaramente
questo fattore continua a determinare questo stallo della situazione.
D. -
Intanto i combattimenti proseguono e il numero dei rifugiati nei Paesi vicini è salito
quasi a due milioni e mezzo. Il flusso in continuo aumento rischia di destabilizzare
l’intera area, ma quali sono i Paesi più a rischio in questo momento?
R. -
Sappiamo che una delle frontiere più calde o comunque delicate è quella con la Turchia.
Allo stesso tempo, però, la Turchia - rispetto ad altri Paesi vicini o limitrofi della
Siria - sembra anche poter far fronte meglio a questa emergenza. Io direi che sicuramente
il Libano e la Giordania sono, forse per ragioni diverse, i due Paesi più a rischio.
Il Libano, in particolar modo, rischia veramente di “importare” gli effetti della
crisi siriana sul proprio territorio e chiaramente la presenza massiccia di profughi,
che scappano dal conflitto siriano, non può che essere un elemento di minaccia in
più per la stabilità del Paese.