Regno Unito: cattolici e anglicani contro la ridefinizione del matrimonio
“Le conseguenze del cambiamento non sarebbero utili per la società nel suo complesso”:
è il giudizio espresso in una nota della Chiesa d’Inghilterra in merito alle intenzioni
espresse del Premier britannico David Cameron a favore della ridefinizione del matrimonio
— che diventerebbe un atto di unione tra due persone e non tra marito e moglie — e
anche della celebrazione nelle chiese delle unioni fra persone dello stesso sesso.
Il Governo sta infatti sostenendo una proposta che prevede che “nessuno debba restare
escluso dall’istituto del matrimonio”, precisando che le comunità religiose che si
opporranno, non saranno comunque costrette a celebrare tali unioni all’interno dei
propri luoghi di culto. La comunità anglicana, assieme a quella cattolica – riporta
L’Osservatore Romano - conducono una campagna in difesa del del matrimonio tradizionale,
quale unione fra un uomo e una donna, sottolineando al contempo il rispetto per la
dignità di tutte le persone. La nota ricorda che il matrimonio tradizionale “contribuisce
in maniera significativa al bene comune e la nostra difesa è motivata da una preoccupazione
per il bene di tutti nella società”. La specificità del matrimonio, aggiunge, consiste
nel fatto che esso “incarna in maniera evidente e oggettiva la distinzione tra un
uomo e una donna” e questa distinzione e complementarietà “è resa ancora più esplicita
nell’unione biologica tra l’uomo e la donna che potenzialmente può giungere alla procreazione”.
Il rischio segnalato dalla Chiesa anglicana è che l’inclusione delle unioni fra persone
dello stesso sesso porti a “indebolire” questa tradizionale definizione del matrimonio.
“Cambiare la natura del matrimonio per tutti — conclude la nota — comporterà divisioni
e non porterà ulteriori guadagni dal punto di vista legale, rispetto ai diritti che
sono già riconosciuti nell’ambito delle unioni civili”. In un’intervista rilasciata
al “Daily Telegraph” il 27 gennaio di quest’anno, l’arcivescovo di York, John Sentamu,
aveva affermato, che i vescovi anglicani ammettono “la possibilità di riconoscere
a livello civile le convivenze, perché crediamo che siano comunque buone per tutti.
Ma trasformare una convivenza domestica registrata in un matrimonio non spetta al
Governo, che non può creare istituzioni che non sono di sua competenza”. (R.P.)