P. Spadaro: su Twitter il Papa si mette in gioco per incontrare l’uomo di oggi
Benedetto XVI approda su Twitter con lo stesso spirito che animò Pio XI nel dar vita
alla Radio Vaticana: utilizzare le nuove tecnologie per incontrare gli uomini e annunciare
il Vangelo. E’ la continuità che vede padre Antonio Spadaro, direttore de “La
Civiltà Cattolica”, in occasione del primo tweet che il Papa lancerà, stamani,
nell’udienza generale sul suo account @Pontifex. Sul significato di questa presenza
del Papa su Twitter, Alessandro Gisotti ha intervistato proprio padre Spadaro:
R. – Intenderei
questa presenza come una presenza "normale": oggi è chiaro che la comunicazione non
coincide più con la semplice trasmissione di un messaggio, ma con la condivisione
di questo all’interno di reti sociali. E nel Magistero di Benedetto XVI sulle comunicazioni
questo elemento è un elemento chiave, da leggere molto bene. La Chiesa sa che oggi
i messaggi di senso passano attraverso i network sociali, che sono dei veri e propri
"luoghi di senso", dove la gente condivide la vita, i desideri, le impressioni, le
domande, le risposte… Quindi, la presenza del Papa su Twitter è una presenza che sostanzialmente
vedrei come in continuità con la presenza del Papa in strumenti come la radio, quindi
alla decisione di Pio XI di trasmettere il messaggio del Vangelo attraverso la Radio
Vaticana. Direi che la Chiesa è sempre stata molto attenta all’avanguardia comunicativa,
proprio perché il Vangelo va incarnato nel tessuto comunicativo della storia.
D.
– Qualcuno, riferendosi al fatto che c’è chi sta usando Twitter per offendere il Papa,
per offendere la fede cristiana, sostiene che questa iniziativa è troppo rischiosa.
Cosa ne pensa?
R. – Certamente è rischioso, perché significa comunque esporre
il messaggio del Vangelo. In ogni caso, questo è essenziale. Chi commenta negativamente
il fatto che ci siano vari messaggi polemici nei confronti del Papa, probabilmente
non si è accorto che in realtà questi sono ovunque nella Rete, ma direi anche nei
giornali, in tante altre forme di espressione… E direi che questi commenti fanno parte
della comunicazione ordinaria: certamente verranno meno. Ci sono anche domande molto
interessanti che vengono poste al Pontefice. Quindi, direi che è una tappa in un cammino
di crescita, ma non le vedrei come problematiche.
D. – La presenza del Papa
su Twitter dovrebbe suscitare un rinnovato impegno dei cristiani sulle reti sociali
– sui social network – specie dei giovani, dei cosiddetti "nativi digitali"?
R.
– Io penso che la presenza del Papa su Twitter incoraggi i cattolici a essere presenti
nell’ambiente digitale e questo per me è un elemento di riflessione assolutamente
fondamentale. Cioè, l’uomo oggi vive anche in Rete: si può essere d’accordo o meno,
si può essere contenti o meno di questo fatto, però di fatto la Chiesa è chiamata
a essere presente lì dove sono gli uomini. E oggi gli uomini sono anche in Rete, perché
una parte della loro vita di comunicazione è lì, in questo ambiente digitale. Quindi:
la vita è una sola, sia che essa sia nell’ambiente fisico, sia che sia nell’ambiente
digitale. La realtà della Rete non è una realtà parallela, rispetto all’esistenza.
E quindi, i cattolici sono chiamati a essere nell’ambiente digitale così come nell’ambiente
fisico. Il Papa, sostanzialmente, incoraggia questa presenza.
D. – Come raccogliere,
soprattutto da parte dei pastori e dei sacerdoti, delle persone più impegnate nella
vita della Chiesa, la sfida lanciata dal Papa affinché soprattutto questa, come altre
iniziative, non restino delle "cattedrali nel deserto"?
R. – Direi che una
sfida molto interessante riguarda il rapporto tra la Parola annunciata e il contesto
culturale attuale. Noi sappiamo che il contesto ordinario delle persone, dell’uomo
di oggi, è un contesto frammentato, frazionato e proprio all’interno di questo contesto
si avverte la necessità di messaggi di senso, di sapienza, anche profondi, ma brevi,
appuntiti. E il Papa stesso, nel suo messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni
del 2012, ha affermato che in Rete – proprio in Rete – è possibile trovare spazi di
silenzio. Quindi, vedrei come la comunicazione in Rete non sia, non debba essere,
contrapposta a una comunicazione silenziosa. Il tweet del Papa è un messaggio
molto breve che può aiutare le persone a riflettere, quindi a porsi domande importanti,
anche a dialogare grazie all’hashtag #askpontifex con il Papa.
D. –
Come uomo di fede e di comunicazione, impegnato proprio sulla frontiera delle nuove
tecnologie, cosa le dice personalmente, cosa la colpisce di questa presenza di Benedetto
XVI su Twitter?
R. – Mi colpisce la disponibilità: la disponibilità del Papa
a mettersi in gioco su un terreno su cui anche altri leader religiosi, come sappiamo,
si sono messi in gioco. Quindi, la disponibilità a entrare con coraggio e con semplicità
anche all’interno di questo mondo comunicativo. In fondo, ciò che caratterizza la
Chiesa è la passione per l’umanità. Chiaramente, i rischi sono tanti, ci sono sempre
e ovunque. Penso che la strada migliore sia affrontare le sfide con coraggio ed essere
presenti: comprendere le sfide ed i problemi dall’interno, non trincerarsi all’interno
di una situazione comoda o già nota. Quindi, questa disponibilità, questa flessibilità
mi colpisce e credo sia una spinta molto interessante per i cristiani a vivere con
coraggio il contesto delle sfide attuali.