2012-12-11 18:08:20

Il dolore del Papa per la tragica morte del nunzio Madtha


Al servizio della pace e del bene comune
«Fedele servitore, sacerdote zelante e abile diplomatico»: così Benedetto XVI ricorda l’arcivescovo Ambrose Madtha, nunzio apostolico in Costa d’Avorio, morto tragicamente in un incidente stradale sabato 8 dicembre, solennità dell’Immacolata Concezione.
Appresa la dolorosa notizia, che ha suscitato profonda commozione ovunque, specialmente nel Paese africano, il Papa ha indirizzato un telegramma all’arcivescovo Salvatore Pennacchio, nunzio apostolico in India — patria del compianto presule — e all’incaricato d’affari della nunziatura di Abidjan, don Roberto Campisi. Nel messaggio il Pontefice esprime le proprie condoglianze alla famiglia, «la cui forte fede — spiega — ha senza dubbio contribuito alla dedizione che l’arcivescovo Madtha ha profuso nel suo servizio a Cristo e alla Sede Apostolica», e si unisce al dolore dei fedeli della diocesi indiana di Lucknow, del personale della rappresentanza pontificia in Costa d’Avorio e del corpo diplomatico accreditato nel Paese africano, del quale il presule era decano. Quindi rievoca con gratitudine le competenze che l’arcivescovo ha messo a frutto «nei suoi sforzi per promuovere la pace, l’unità e il bene comune, soprattutto negli ultimi anni». Infine offre fervide preghiere per il riposo della sua anima, che affida alla materna intercessione della Beata Vergine Maria.
Anche il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha fatto pervenire un messaggio. «Addolorato per aver appreso del terribile incidente che è costato la vita a monsignor Madtha — scrive — offro sincere condoglianze alla sua famiglia e gli amici, condividendo il loro dolore e le preghiere offerte per il suo riposo e la loro consolazione. Affido la sua anima nobile all’intercessione della Madre celeste — aggiunge — fiducioso che il Signore ricompenserà questo zelante sacerdote». Al cordoglio del porporato, si è unito tutto il personale della Segreteria di Stato.
Le esequie saranno celebrate a Belthangady, villaggio natale del presule indiano, che si trova nel territorio della diocesi di Mangalore, dove l’arrivo della salma è atteso per giovedì 13 dicembre, in modo da poter svolgere il rito — al quale sono attesi numerosi vescovi del Paese asiatico — nel primo pomeriggio di venerdì 14.
Intanto si apprendono nuovi particolari sull’incidente: monsignor Madtha, che aveva da poco compiuto 57 anni, si stava recando a Man, dove avrebbe dovuto partecipare a una cerimonia, quando in serata nei pressi di Biankouma la sua auto è finita in un burrone per cercare di evitare lo scontro con un altro veicolo. «Purtroppo il nunzio apostolico è morto sul colpo», ha detto il portavoce della diocesi di Man, dove le spoglie del presule sono state composte presso il Centre hospitalier régional (Chr). Numerose le testimonianze di affetto da parte della popolazione — che in queste ore sta rendendo un corale omaggio al feretro — come pure da parte del clero e dell’episcopato ivoriano. Anche il presidente della Repubblica Alassane Ouattara, in una dichiarazione alla televisione nazionale, ha espresso «profondo dolore» per la morte del diplomatico, che si è impegnato in prima persona nel processo di pace del Paese, per il superamento delle recenti tensioni, oltre che per lo sviluppo socio-culturale dell’intero continente africano.
«Come diplomatici — ebbe a dichiarare in proposito monsignor Madtha — abbiamo il dovere di aiutare il lavoro di ricostruzione». La guerra «è finita — aggiunse — e ogni cittadino, secondo la propria condizione sociale deve poter condurre una vita tranquilla, pacifica e soddisfacente per partecipare allo sviluppo del Paese. Ma questo è possibile solo se i figli e le figlie della Costa d’Avorio sono riconciliati e uniti, se i diritti umani di ogni individuo sono rispettati e se la gente può finalmente uscire dalla povertà, che sta assumendo proporzioni preoccupanti in una nazione con enormi risorse economiche. A tal fine, vorremmo augurare ogni successo alla commissione per il dialogo, la verità e la riconciliazione nei suoi sforzi per riunire tutti gli abitanti».
(L'Osservatore Romano)







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