Egitto: posticipato l'incontro dei vescovi cattolici con il patriarca Tawadros
E' stato posticipato a dopodomani l'incontro programmato per oggi tra una delegazione
di vescovi cattolici egiziani e il Patriarca copto ortodosso Tawadros II. Il rinvio
viene confermato all'agenzia Fides dal vescovo di Assiut, Kyrillos William, vicario
patriarcale dei copti cattolici. “In quell'occasione” aggiunge a Fides Anba Kyrillos
“ci consulteremo anche per concordare una linea comune davanti al referendum costituzionale,
all'antivigilia della sua eventuale celebrazione”. Il vescovo copto cattolico tiene
a sottolineare che anche davanti agli ultimi sviluppi della crisi egiziana i leader
delle Chiese cristiane hanno puntato a condividere una posizione unitaria: ”I capi
delle Chiese cattoliche” racconta a Fides Anba Kyrillos “erano stati contattati e
invitati uno per uno a presenziare alla cerimonia di consegna della bozza di Costituzione
al Presidente Morsi. Ci siamo consultati con i nostri fratelli copti ortodossi e protestanti,
e abbiamo deciso di non andare. La stessa cosa è accaduta quando il Presidente Morsi
ha convocato le Chiese a intervenire al dialogo con le parti sociali e le opposizioni.
Davanti al referendum, sentiremo cosa ci dirà Tawadros. E aspettiamo di vedere anche
cosa succede oggi, con le manifestazioni contemporanee indette dagli oppositori e
dai sostenitori della nuova Costituzione”. Secondo il vescovo di Assiut, l'impianto
della nuova Costituzione non rispecchia il desiderio di tutti gli egiziani, ma solo
la prospettiva egemonica di un partito: “Davanti a tale scenario, c’è chi dice che
occorre boicottare il Referendum e chi invece sostiene che bisogna partecipare e votare
no. Valuteremo le ragioni degli uni e degli altri. Orienteremo le coscienze. Ma presumo
che in quanto Chiese non daremo ai nostri fedeli indicazioni prescrittive su cosa
fare”. Secondo Anba Kyrillos, la scelta di non fornire prescrizioni vincolanti di
voto sarà presumibilmente seguita anche dai vertici della Chiesa copta-ortodossa,
e corrisponde a una nuova declinazione del rapporto tra gerarchie e fedeli davanti
alla politica: “Anche i nostri fratelli copti ortodossi hanno imparato dalle lezioni
del passato. Papa Tawadros, sollecitato dalle autorità politiche a coinvolgere la
Chiesa copta nel sostegno al dialogo nazionale, ha risposto che la Chiesa è un'istituzione
religiosa e che il dialogo politico spetta ai gruppi politici e sociali. Vedo una
apprezzabile discontinuità con il passato. Il predecessore, Papa Shenuda, aveva un
suo carisma di leader anche politico, che si era visto nei suoi scontri con i Presidenti
egiziani. Ma ciò ha comportato anche sul terreno politico una certa dipendenza dei
fedeli dalla gerarchia, che parlava a nome loro. Con la Rivoluzione del 25 gennaio,
anche i cristiani copti hanno scoperto di poter essere protagonisti delle scelte politiche,
e non esecutori delle indicazioni della gerarchia. Noi dobbiamo servire i fedeli orientando
alla verità, riconoscendo che in politica i cristiani sono cittadini come gli altri
e sono maturi per compiere in libertà le loro scelte, seguendo la loro coscienza formata
e avvertita”. (R.P.)