Berlusconi – Monti: è scontro sullo spread. Per Confindustria la ripresa si allontana
In Italia, dopo un lunedì nero dovuto alle annunciate dimissioni del premier Monti
i mercati finanziari tornano a respirare. Piazza Affari chiude con un segno più, lo
spread è tornato sia pure di poco a scendere. Ma proprio sullo spread e sulle politiche
europee duello televisivo a distanza tra Berlusconi e Monti. Servizio di Giampiero
Guadagni: Per Berlusconi
è un imbroglio e un’invenzione con cui si è cercato di abbattere una maggioranza votata
dagli italiani. Se ne parla solo da un anno, ma cosa ce ne importa, si chiede l'ex
premier? Per Monti al contrario è importante e anche su questo non si devono trattare
i cittadini da sprovveduti. L'oggetto della polemica è lo spread, cioè il differenziale
tra Btp italiani e bund tedeschi. Proprio la Germania è il bersaglio degli attacchi
di Berlusconi, che accusa Monti di seguire una politica troppo germanocentrica, aggravando
la crisi italiana. Ma l'attuale premier ricorda che l’Italia 13 mesi fa era in condizioni
molto più difficile. A Monti arriva il sostegno del cancelliere Angela Merkel, che
chiede a Roma di proseguire sulla strada delle riforme. Berlino mette poi in guardia
Berlusconi da una campagna elettorale antitedesca. E l’ex premier sembra essere abbandonato
anche dal Partito Popolare europeo, che definisce “un grave errore” aver fatto cadere
il Governo Monti. Anche sul fronte interno c'è diffusa preoccupazione per i toni
della campagna elettorale ormai avviata. Dal centro, il presidente di Italia Futura
Montezemolo mette in guardia da populismi e demagogie. Anche perché non sono chiare
le prospettive sulla ripresa economica. Se per il ministro dell’Economia Grilli ci
sarà già l’anno prossimo, per Confindustria l’Italia è ancora in recessione e preoccupano
in particolare le condizioni del mercato del lavoro.
Dunque, cosa è più urgente
fare e come valutare le variazioni dello spread: un imbroglio, come sostiene Berlusconi,
o una questione seria, come dice Monti? Gabriella Ceraso ne ha parlato con
Marco Lossani, economista all'Università Cattolica di Milano:
R. - Ritenere
lo spread un indicatore falso, mi sembra una affermazione molto audace, anche se talvolta
può essere soggetto a fenomeni di euforia o di panico. Ci potrà anche essere il ruolo
della speculazione, ma il mercato comunque reagisce anche a notizie che dipendono
dal quadro politico. Da questo punto di vista, dobbiamo preoccuparci.
D. -
I progressi sono stati fatti, ma non c’è stata crescita: “Era ovvio”, dice il premier
Monti, e dall’altra Berlusconi ribatte: “E’ colpa di una politica troppo germanocentrica”.
Dunque, cosa si poteva fare in realtà?
R. - Sicuramente, è vero che la mancata
crescita italiana va ricercata in tutta una serie di motivi, che risalgono a molto
tempo fa. E’ del tutto evidente che una politica di austerità fiscale non può produrre,
nel breve periodo, crescita e questo lo sapevamo sin dall’inizio: se però il mercato,
che detiene buona parte dei nostri titoli di Stato, a un certo momento chiede determinate
misure, o noi cerchiamo di andargli incontro oppure ci chiamiamo fuori. A questo punto,
però, o siamo autosufficienti, o altrimenti andiamo verso un default.
D. -
Anche i dati di oggi, tra Confindustria e Istat, non dicono cose positive: la ripresa
si allontana, il Paese è anche nella paura di ciò che può accadere. Quali sono i rischi
reali e cosa tutelare affinché ciò che è stato fatto di buono non vada perduto?
R.
- I timori ci sono tutti! Tenga presente che a legislazione vigente, l’anno venturo
il nostro Paese avrà bisogno di altri 26 miliardi di risorse per coprire i conti della
finanza pubblica. La cosa che è assolutamente da fare è fare in modo che nell’arco
di poco tempo questo Paese possa avere un governo credibile per portare avanti l'opera
di risanamento della finanza pubblica e di ricerca di una maggiore efficienza del
sistema economico.