Unicef: ancora 300 mila bambini in prima linea nelle aree di conflitto
Sequestrati per le strade o nelle scuole, consegnati dai genitori o prelevati con
la forza dalle loro case. Sono tra 250 e 300 mila i bambini che, secondo l’ultimo
Rapporto Unicef, sarebbero coinvolti attivamente nei conflitti internazionali in corso:
minorenni implicati nel disinnesco di bombe, in attività suicide o di spionaggio e
spesso vittime di abusi sessuali. Un vero e proprio delitto internazionale, oltre
che crimine di guerra, che affonda le sue radici nell’instabilità politica e negli
scontri armati di molti Paesi africani e mediorientali. Come cita l’agenzia Fides,
la situazione più grave è quella dell’Afghanistan: qui lo scorso anno si sono registrati
316 casi di reclutamento di minori, spesso coinvolti in attacchi suicidi o in addestramenti
militari nel vicino Pakistan. Stesso problema in Iraq, dove 294 tra bambini e bambine
risultano accusati o condannati per atti di terrorismo. In Siria, l’esercito siriano
di liberazione ha arruolato diversi minorenni tra le proprie file, portandone alla
morte 17. Una questione difficile da arginare e poco considerata a livello internazionale.
In Asia e in Africa, sono in atto piani di azione che l’anno scorso hanno portato
alla liberazione di circa 11 mila bambini soldato, ma la Corte penale internazionale
(Cpi) non ha ancora ricevuto alcuna denuncia formale di simili casi. (L.P.)