Medio Oriente. L'ambasciatore Panocchia: cresce il ruolo di Turchia e Qatar
In Siria, non si fermano le violenze. Aerei del regime hanno bombardato stamani alcuni
sobborghi alla periferia sud di Damasco. I miliziani invece hanno conquistato una
base militare lealista a ovest di Aleppo, nel nord Paese. Sul versante israelo-palestinese,
intanto, un sondaggio del quotidiano Haaretz ha rilevato che l’81% degli israeliani
vede l’attuale premier Netanyahu riconfermato anche dopo le elezioni di gennaio prossimo.
Per un’analisi complessiva della situazione mediorientale, Emanuela Campanile
ha sentito l’ambasciatore italiano, Giuseppe Panocchia, esperto dell’area:
R. - Oltre all’Egitto
– che tradizionalmente ha avuto un ruolo di leadership, ma che oggi si confronta i
suoi problemi – in Medio Oriente, noi abbiamo due Paesi, la Turchia e il Qatar, che
sono quelli che condizionano gli sviluppi della situazione nell’area. Hamas è rientrata
in gioco, perché l’hanno fatta rientrare in gioco i turchi, il Qatar e anche il fatto
che c'è stata qualche ingenuità da parte israeliana. L’Europa procede in ordine sparso,
lo abbiamo visto con il voto alle Nazioni Unite sul riconoscimento della Palestina
come Stato Osservatore. L’America è più interessata al Pacifico che non al Mediterraneo.
Mi pare che nel Medio Oriente chi oggi è più attivo non siamo certo noi occidentali
ma sono piuttosto la Turchia e il Qatar.
D. - Tra l’altro, la Turchia è anche
base dell’opposizione al regime di Assad?
R. – Esatto, ma è per questo che
io enfatizzavo il ruolo della Turchia e del Qatar perché la Turchia ha una preparazione
anche sul piano militare di primo piano e il Qatar ha quello che è il risultato dell’oro
nero, ovvero il denaro. Il denaro del Qatar non serve solo a finanziare le squadre
di calcio in Francia o i fondi di investimento in Europa, serve anche ad incoraggiare
i movimenti di opposizione, che spesso sono quelli che più marcatamente si richiamano
a una visione integralista dell’islam.