Consegnato a Roma il Premio europeo per la vita "Madre Teresa di Calcutta"
In occasione della Giornata mondiale dei diritti umani, al Campidoglio è stato consegnato
il Premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta” alle madri d’Europa. Tre
i riconoscimenti assegnati dal Movimento per la vita. C’era per noi Benedetta Capelli:
Madre Teresa
di Calcutta, “la matita nelle mani di Dio”, scrisse pagine indimenticabili a favore
della vita. Nel 1979, ricevendo il Premio Nobel per la pace, parlò dell’aborto come
del “più grande distruttore della pace”. “Se una madre può uccidere suo figlio – disse
– chi impedisce agli uomini di uccidersi tra di loro?”. Più volte il suo nome è stato
evocato alla consegna del Premio europeo per la vita, più volte nel corso degli interventi
si è ribadito che non si può parlare del rispetto dei diritti umani se non si tutela
la vita. Di grande interesse il racconto del ginecologo Giuseppe Noia che, ricordando
i 53 milioni di aborti nel mondo ogni anno, ha spiegato le grandi novità che la medicina
mette a disposizione per salvare il feto. Ha parlato di 15 bambini anencefali nati
e delle loro mamme che hanno scelto di donare le cornee di questi piccoli.
Toccante
la testimonianza di Enrico Petrillo, marito di Chiara Corbella, giovane mamma morta
sei mesi fa a causa di un tumore, sopraggiunto quando era incinta, e dopo due gravidanze
portate avanti nonostante le malformazioni dei suoi figli. Una storia che ha colpito
molto l’opinione pubblica: in proposito il sindaco della capitale, Gianni Alemanno,
ha deciso che a Chiara Corbella sarà intitolata una strada oppure una scuola. Enrico
Petrillo:
R. – Chiara è semplicemente una madre: una madre eroica ma, se
vogliamo, l’eroismo di Chiara lo vedono più i non-credenti che i credenti. O siamo
cristiani veramente, oppure siamo mediocri. Chiara non è stata semplicemente mediocre.
D.
– Questo premio è ispirato a Madre Teresa di Calcutta. C’è stata questa presenza nella
vostra coppia?
R. – Sicuramente, sì. C’è stata perché con Chiara ogni Natale
andavamo a dare da mangiare ai poveri all’istituto di Madre Teresa di Calcutta al
Palatino. Spero di continuare a farlo anche senza di lei … Una volta lei ha avuto
anche la fortuna di incontrarla, un incontro in cui non è accaduto nulla di particolare,
ma soltanto la sua presenza toccava i cuori”.
Alla memoria di Chiara è andato
uno dei premi assegnati dal Movimento per la vita, un altro è stato conferito a Sabrina
Pietrangeli Saluzzi, presidente della “Quercia millenaria”, associazione che assiste
mamme in difficoltà proponendo ove possibile la cura in utero o l’accompagnamento
del bambino ritenuto “incompatibile per la vita”. Un lavoro che sta portando ad un
vero e proprio cambiamento culturale:
“Noi siamo attivi dal 2004, cioè esattamente
un anno dopo la nascita di nostro figlio Giona. Quindi, otto anni di lavoro, centinaia
di famiglie viste, centinaia di bambini salvati dall’aborto, curati anche prima della
nascita, che oggi stanno bene in braccio alle loro mamme. Il cambiamento si vede:
noi vediamo proprio la reazione delle persone. Prima – quando parlavamo di accompagnamento,
di accoglienza di figlio con handicap o di bambino terminale – c’era proprio una risposta
meravigliata, come fosse un assurdo di cui si parlava, oggi vediamo che le persone
sono più ricettive, anche perché le famiglie che fanno questa scelta si moltiplicano
e pure i medici, che prima erano più inclini all’aborto, stanno facendo molti passi
indietro. Tant’è che l’obiezione di coscienza sta aumentando”.
La “Quercia
millenaria” nasce dall’esperienza personale di Sabrina PietrangeliSaluzzi
che, grazie alla fede, ha scelto di impegnarsi sempre di più:
“Durante
la nostra gravidanza siamo stati molto soli. Abbiamo fatto una scelta, caricandola
tutta sulle nostre spalle. Ci sono stati dei buchi assistenziali enormi nei vari mesi
che ho passato con mio figlio appena nato negli ospedali, da lì ho maturato il desiderio
di poter essere di aiuto alle mamme, che non avevano nemmeno il supporto della fede,
come invece l’avevo io, e questa fede mi stava supportando in modo forte! Per questo
ho desiderato veramente di mettermi a servizio di queste mamme, facendo scelte che
hanno poi coinvolto non solo il nostro piano familiare (noi abbiamo tre figli), perché
adesso giriamo tanto, ma ci ha coinvolti anche dal punto di vista professionale, perché
ho lasciato un lavoro retribuito per dedicarmi al no-profit”.
Il
premio consegnato – una mamma che stringe al cuore il proprio figlio – è stato dato
anche a Irene Bertoni, 90 anni, meglio conosciuta come “Mamma Irene”. A 14
anni la fuga da casa per andare ad aiutare Don Zeno, fondatore di Nomadelfia, poi
il rientro in famiglia e la scelta di dedicare tutta la sua vita ai bimbi abbandonati
e soli:
“Io 'ho avuto' 58 figli, tutti piccoli, però! Loro hanno bisogno
di tutto: hanno bisogno della carezza, del bacio, di essere un po’ sgridati … hanno
proprio bisogno di tutto questo! Perché la donna, è diversa: il Signore ha messo dentro
al nostro cuore un qualcosa di grande … Io penso che nessuna persona, per quanto intelligente,
sia capace di spiegare quello che c’è dentro il cuore di una mamma. Di una vera mamma”.
Particolare
il suo rapporto con diversi Pontefici che hanno mostrato interesse per il suo lavoro.
ancota "Mamma Irene":
“Pio XII è stato un grande uomo. A Giovanni XXIII
ho portato uno dei figli che ha avuto una forma di malattia infettiva. Paolo VI non
ho fatto in tempo a conoscerlo. Giovanni Paolo II ci ha aiutato moltissimo. Benedetto
XVI, l’ho incontrato il 13 gennaio e lui mi ha detto: ‘Lei dev’essere una guardia
molto attenta al carisma del fondatore. Voi, il vostro amore di maternità, l’avete
proprio trasmesso, non solo: l’avete inculcato nel cuore dei vostri figli!’. Io, sinceramente,
se dovessi tornare ai miei 18 anni, rifarei tutto daccapo!”.