Congo: appello dei vescovi per la pace nel Nord Kivu
Difesa dell’unità nazionale e intangibilità delle frontiere del Paese, come vennero
stabilite al termine del processo di decolonizzazione e poi riconosciute dalla comunità
internazionale il 30 giugno 1960: è quanto chiedono i vescovi della Repubblica Democratica
del Congo in un messaggio redatto al termine di una riunione straordinaria dedicata
alla crisi nel Nord Kivu e pubblicato dall’agenzia Fides. La situazione nella regione
congolese si è aggravata il 20 novembre scorso con la conquista della città di Goma
da parte dei ribelli del movimento M23, che però, in seguito, hanno progressivamente
abbandonato la città e avviato negoziati con il governo di Kinshasa. I presuli sono
particolarmente preoccupati per le condizioni, anche psicologiche, in cui versa la
popolazione, e lanciano un appello ai negoziatori, che lavorano nella sede neutrale
della capitale dell’Uganda, Kampala, affinché facciano davvero il bene della nazione,
garantiscano la sicurezza e l’integrità del territorio nazionale. Parte della responsabilità
dell’attuale situazione è attribuita dai vescovi ai Paesi confinanti, che spesso hanno
appoggiato i vari movimenti di guerriglia, e ad alcuni politici locali, intenti a
privilegiare i propri interessi egoistici. Il messaggio della Conferenza episcopale
si rivolge, poi, anche alla comunità internazionale, chiedendo una revisione della
missione delle Nazioni Unite in Congo, in modo che i caschi blu siano messi in grado
di difendere efficacemente la popolazione civile. Infine, la solidarietà espressa
al vescovo di Goma, mons. Théophile Kaboy, per la sua vicinanza alla popolazione martoriata.
(R.B.)