Asia Bibi dal carcere: chiedo solo di tornare dai miei figli
Un testo commovente, una testimonianza straordinaria di fede e amore. Il quotidiano
“Avvenire” pubblica oggi, in prima pagina, una lettera di Asia Bibi, in carcere in
Pakistan dal giugno del 2009 con l’accusa di blasfemia contro Maometto. Un’accusa
per la quale è stata condannata a morte mediante impiccagione. Il quotidiano dei vescovi
italiani pubblica anche un’intervista ad Ashiq Masih, marito di Asia Bibi, che afferma:
“Non perde la speranza, sa di essere in cella solo per il suo credo”. Il prossimo
15 dicembre, il marito di Asia riceverà a suo nome il premio della Piattaforma civica
spagnola “HazteOir”, “Fatti sentire”. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ascoltiamo
alcuni passaggi della lettera di Asia Bibi:
“Mi chiamo Asia
Noreen Bibi. Scrivo agli uomini e alle donne di buona volontà dalla mia cella senza
finestre”. Inizia così la lettera di Asia, che riguardo alla sua vicenda scrive: “Il
mio unico delitto, in questo mio grande Paese che amo tanto, è di essere cattolica”.
La donna cristiana chiede di pregare affinché possa “recuperare la libertà e tornare”
dalla sua famiglia, da suo marito e dai suoi 5 figli, che le mancano tanto. “Voglio
soltanto tornare da loro – afferma Asia – vedere il loro sorriso e riportare la serenità.
Stanno soffrendo a causa mia, perché sanno che sono in prigione senza giustizia. E
temono per la mia vita”.
Asia racconta poi che un giudice, un giorno, è entrato
nella sua cella e, dopo averla “condannata a una morte orribile”, le ha offerto “la
revoca della sentenza” se si fosse convertita all’islam. “Io – scrive – l’ho ringraziato
di cuore per la sua proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire
da cristiana che uscire dal carcere da musulmana”. E aggiunge le parole che ha rivolto
al giudice: “Sono stata condannata perché cristiana. Credo in Dio e nel suo grande
amore. Se lei mi ha condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare
la mia vita per Lui”. Asia Bibi ricorda quindi il governatore musulmano del Punjab,
Salman Taseer, e il ministro cristiano Shahabaz Bhatti, entrambi uccisi per aver chiesto
giustizia e libertà per lei. “Mi chiedo – si domanda – quante altre persone debbano
morire a causa della giustizia” e prega “in ogni momento perché Dio misericordioso
illumini il giudizio delle nostre autorità e le leggi ristabiliscano l’antica armonia
che ha sempre regnato fra persone di differenti religioni” in Pakistan. E soggiunge:
“Credo che la libertà di coscienza sia uno dei tesori più preziosi che il nostro Creatore
ci ha dato, un tesoro che dobbiamo proteggere”.
Asia afferma poi di aver “provato
una grande emozione” quando ha saputo che il Santo Padre era intervenuto a suo favore.
“Dio mi permetta di vivere abbastanza - è il suo auspicio - per andare in pellegrinaggio
fino a Roma e, se possibile, ringraziarlo personalmente”. Penso alla mia famiglia,
conclude Asia, “lo faccio in ogni momento. Vivo con il ricordo di mio marito e dei
miei figli e chiedo a Dio misericordioso che mi permetta di tornare da loro”.