Mons. Mamberti all’Osce: cresce l’intolleranza religiosa nel mondo, i cristiani sono
i più discriminati
“Con l’aumento dell’intolleranza religiosa nel mondo, è ben documentato che i cristiani
sono tra i più discriminati, anche nell’area Osce”: è quanto ha affermato ieri l'arcivescovo
Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, durante la diciannovesima
riunione del Consiglio dei ministri dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione
in Europa (Osce), svoltasi a Dublino. “Malgrado gli impegni assunti dagli Stati partecipanti
nell’ambito della libertà religiosa – ha detto il presule - in alcuni Paesi continuano
a esistere leggi, decisioni e comportamenti intolleranti e perfino discriminatori
nei confronti della Chiesa cattolica e delle altre comunità cristiane che, attraverso
le azioni o per omissione, negano tale libertà. In particolare, ci sono ancora interferenze
illegittime nell’ambito della loro autonomia organizzativa, che impediscono loro di
agire in modo coerente con le proprie convinzioni morali”.
“Talvolta – ha sottolineato
mons. Mamberti - viene esercitata una pressione indebita sulle persone che lavorano
nell’amministrazione pubblica, in contrasto con la loro libertà di comportarsi conformemente
ai dettami della loro coscienza. A volte i programmi educativi sono carenti nel rispettare
debitamente l’identità e i principi dei cristiani e dei membri di altre religioni,
e ci sono chiari segni di resistenza al riconoscimento del ruolo pubblico della religione”.
“Nemmeno i media e il pubblico dibattito – ha affermato il presule - sono
sempre liberi da atteggiamenti d’intolleranza e, talora, di vera e propria denigrazione
dei cristiani e dei membri di altre religioni. I cristiani sono spesso oggetto di
pregiudizio e di minacce di violenza, forse a causa della loro partecipazione attiva
ai dibattiti pubblici per formare società più rispettose della vita e della dignità
umana”.
“Di fatto – ha rilevato il presule - i diritti associati alla religione
hanno tanto più bisogno di protezione quanto vengono considerati in contrasto con
un’ideologia secolare prevalente o con posizioni religiose maggioritarie di natura
esclusiva. La piena garanzia della libertà di religione non può essere limitata al
mero libero esercizio del culto, ma occorre dare la giusta considerazione alla sua
dimensione pubblica, e quindi alla possibilità che i credenti svolgano la loro parte
nella costruzione dell’ordine sociale. È inconcepibile che i credenti debbano sopprimere
una parte di sé, vale a dire la loro fede, per poter essere cittadini attivi”.
L’Osce
– ha concluso il rappresentante vaticano – “dovrebbe dedicare un’attenzione specifica
e sviluppare proposte efficaci per combattere l’intolleranza e la discriminazione
nei confronti dei cristiani”.