2012-12-07 15:55:19

Europa: il 60% degli anziani è donna. L'Europarlamento discute di patologie e prevenzione


A conclusione del 2012, Anno europeo per l'invecchiamento attivo, le statistiche dimostrano che le donne e vivono più degli uomini, ma hanno più problemi di salute e sono più colpite da patologie croniche e invalidanti e quindi più soggette a un peggioramento della qualità della vita. E’ quanto afferma la vicepresidente del Parlamento europeo, Roberta Angelilli, relatrice del testo sulla prevenzione delle patologie legate all’invecchiamento femminile, che sarà approvata dall’Aula di Strasburgo martedì 11 dicembre. Di dati e di misure di prevenzione la relatrice ci parla nell’intervista di Fausta Speranza:RealAudioMP3

R. – Più del 60% della popolazione over 65 è costituito da donne e questo dato cresce con l’aumento dell’età, perché le donne vivono più a lungo, ma in media vivono peggio, soprattutto in termini economici. Il 25% delle donne sopra i 60 anni vive in condizioni di povertà o di emarginazione sociale. Dunque, nell'Ue le persone con più di 65 anni sono oltre 87 milioni (17,5% della popolazione), con una sproporzione in termini di genere, perché appunto il 60% sono donne. E c’è da dire che il divario cresce per le persone con più di 80 anni: 3,1% di donne e 1,6% di uomini sul totale della popolazione”.

D. – Quali le potenzialità di questa presenza femminile al 60 per cento e quali le problematiche?

R. – Le potenzialità sono molte, perché le donne sono sempre pronte a mettersi in gioco e a svolgere un ruolo all’insegna della solidarietà e della coesione sociale. Ma ci sono purtroppo molte insidie. Perché è vero che le donne vivono più a lungo degli uomini, ma spesso vivono non in buona salute e talvolta in condizioni di disagio, di estrema povertà. Per esempio, le malattie cardiovascolari, che erroneamente sono considerate un problema "maschile", determinano in Europa il 54% dei decessi tra le donne rispetto al 43% degli uomini e in Italia le malattie del sistema cardiocircolatorio causano il 42,1% dei decessi tra le donne e il 34,1% dei decessi tra gli uomini.

D. – Che cosa significa invecchiamento attivo e, concretamente, nella fase di crisi che l’Europa vive, cosa fare per le donne?

R. – Significa informare, quindi fare una buona informazione e fare soprattutto una buona prevenzione, anche con screening medici specifici, soprattutto per prevenire le patologie più ricorrenti, che sono le patologie cancerogene, le patologie cardiovascolari, l’osteoporosi, ma anche l’Alzheimer. Ed è fondamentale la lotta contro il tabagismo: le stime ci dicono che alla diminuzione del numero di fumatori corrisponde un aumentato del numero di fumatrici. Senza tralasciare una vera e propria patologia invalidante, che spesso però è sottovalutata, che è la depressione. La depressione colpisce soprattutto le donne e rischia di essere, oltre che un problema in termini di salute, anche un problema in termini d’isolamento e quindi di esclusione sociale. Bisogna affrontare le sfide future insieme. I giovani, dunque, devono essere aiutati, assistiti dalle generazioni più adulte, dalla cosiddetta terza età e, d’altro canto, le generazioni adulte devono tendere una mano ai nostri ragazzi, perché quello che va evitato è proprio un conflitto intergenerazionale. Bisogna piuttosto rimboccarsi tutti le maniche cercando di affrontare i grandi obiettivi, che non solo soltanto economici, ma anche obiettivi comuni di solidarietà, di condivisione, che necessariamente vanno affrontati tutti insieme.







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