Siria: violenze a Damasco. Possibili contatti di Assad per ottenere asilo politico
Sempre altissimo il livello di violenza in Siria. Anche ieri scontri tra esercito
e insorti, soprattutto nella zona di Damasco. Intanto si torna a parlare di una possibile
uscita di scena del presidente Assad. Ci riferisce Giancarlo La Vella:
Si contano a
decine le vittime di un’altra giornata di violenze. Tutta la Siria è un campo di battaglia
e il sanguinoso confronto tra truppe di Damasco e milizie ribelli si sta concentrando
sempre di più attorno alla capitale: rispettivi obiettivi la difesa e la conquista
del centro strategico per eccellenza e simbolo del Paese. L’esercito, secondo alcune
testimonianze, starebbe cedendo importanti parti di territorio, forse il segnale di
una resa che si avvicina sempre più. Una situazione, comunque, che fa temere, come
ultima ratio, il già paventato uso di armi chimiche da parte di Damasco. “Sarebbe
un crimine vergognoso con conseguenze disastrose” - scrive il segretario generale
dell’Onu, Ban Ki-moon al capo dello Stato siriano. Intanto dal dipartimento di Stato
americano trapela che proprio il presidente Assad starebbe tessendo contatti con Cuba,
Ecuador, Nicaragua e Venezuela, forse per cercare di ottenere un asilo che sicuramente
porrebbe fine alla lunga guerra civile.
In questo scenario, inizierà il dispiegamento
di missili lungo il confine con la Turchia, verso Damasco, approvato dalla Nato martedì.
Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Stefano Silvestri,
presidente dell’Istituto Affari Internazionali:
R. – Questa,
di per sé, è una mossa ovviamente difensiva e in un certo senso volta a tranquillizzare
la Turchia, anche nel caso in cui la Siria dovesse impiegare missili armati di testate
chimiche. A questo, però, bisogna aggiungere che i missili Patriot – bisognerà vedere
poi quali saranno – sono in grado di coprire anche una parte della Siria, quindi c’è
chi pensa che questo dispiegamento oltre che difensivo, potrebbe anche essere destinato
a coprire lo sviluppo di una prima area protetta per i ribelli siriani.
D.
- Viene ribadito che i missili non verranno utilizzati per creare una no fly zone,
ma soltanto in caso di aggressione…
R. - È chiaro che, tecnicamente, potrebbero
essere utilizzati per coprire una no fly zone: questo significherebbe negare la sovranità
siriana su una parte del suo territorio, quindi sarebbe un intervento molto forte.
Io credo che non verrà stabilito nessun tipo di no fly zone senza una decisione in
proposito al Consiglio di sicurezza, quindi senza un accordo quanto meno con la Russia.
D.
- Il regime Assad ha già escluso la volontà di voler utilizzare armi chimiche. Una
verità o una mossa per poter frenare le tensioni internazionali?
R. - Io credo
a questa seconda ipotesi, il che mi conferma nell’idea che i russi e i cinesi abbiano
fatto sapere a Damasco che il loro appoggio è comunque condizionato a un comportamento
moderato.
D. – Intanto, sul terreno gli scontri continuano: oltre cento morti
al giorno. Si assiste al massiccio esodo dei profughi, la Turchia ha blindato i confini,
il Libano si sta comportando in modo diverso.
R. - Il Libano si trova in una
situazione estremamente delicata, perché questo può far saltare ancora una volta gli
equilibri interni del Paese, un po’ come fu con i palestinesi e più tardi con il
montare del partito sciita. Diciamo che, in questo momento, il Libano ha tutto l’interesse
a che la Siria si stabilizzi. Ma aggiungerei che non ha interesse a ritornare sotto
il controllo degli Assad, per cui gioca una partita estremamente delicata e la sua
ospitalità ai profughi siriani rientra in questa situazione. È chiaro che il Libano
in questa fase non potrà schierarsi ufficialmente pro o contro il governo di Damasco,
ma è anche chiaro che non è suo sostenitore.