Mali: dal Consiglio di Sicurezza sanzioni ai ribelli jihadisti
E’ stato inserito nella lista nera dei gruppi terroristici il Movimento per l’unità
e il Jihad in Africa occidentale (Mujao), uno dei movimenti ribelli islamici che da
alcuni mesi hanno preso il controllo del Nord del Mali. Lo hanno deciso i 15 Stati
membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu, precisando che il ‘Mujao’ è da ricollegare
alla nebulosa di Al Qaeda, pertanto alle sue componenti è stato imposto un divieto
di recarsi all’estero e il congelamento dei beni. Il provvedimento restrittivo è stato
annunciato mentre l’organismo esecutivo dell’Onu è chiamato a votare, in tempi brevi,
una risoluzione che autorizzi un intervento militare africano nelle regioni settentrionali
del Mali. “Negli ultimi dodici mesi il Mujao è considerevolmente cresciuto come movimento.
I suoi leader sono notoriamente trafficanti di droga coinvolti in più paesi del Sahel”
si legge nella motivazione diffusa dal Consiglio di sicurezza. Per di più il gruppo,
presente in Algeria e Mauritania e legato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi)
è considerato responsabile del rapimento di 13 ostaggi stranieri, di cui sette diplomatici
algerini portati via da Gao, uno dei tre capoluoghi del Mali settentrionale. Inoltre
la relazione finale dell’istituzione Onu ha sottolineato che “da quando stanno operando
nella regione, i ribelli del Mujao sono entrati in possesso di armi pesanti, lancia
razzi e altri equipaggiamenti militari derubati all’esercito maliano”. Intervenuta
in sede del Consiglio di sicurezza, il ministro per l’Integrazione africana e i maliani
residenti all’estero ha insistito sull’ “urgenza di dispiegare una forza internazionale”
nel Nord del paese. “Il quotidiano della popolazione maliana nelle zone occupate è
ben noto a tutti. E’ fatto di arruolamento forzato di bambini, flagellazioni, amputazioni,
esecuzioni sommarie, stupri, lapidazioni e distruzioni di siti storici e patrimonio
culturale” ha dichiarato la Traore Rokiatou Guikine. Durante un dibattito sulla crisi
maliana, l’osservatore dell’Unione Africana (UA) presso l’Onu, Antonio Tete, ha invece
sollecitato “il sostegno finanziario delle Nazioni Unite alla futura missione militare
in Mali” – 3300 uomini sotto la guida della Comunità economica dell’Africa occidentale
(Cedeao) – per renderla “pienamente sostenibile e operativa”. Da canto suo il vice
segretario Onu per gli Affari politici, Jeffey Feltman, ha ribadito la posizione cauta
espressa la scorsa settimana da Ban Ki-moon. “Pur condividendo il sentimento di emergenza,
l’intervento militare deve essere l’ultimo ricorso. La risposta internazionale deve
essere pluriforma ma delineata con precisione. Prima dobbiamo avviare un dialogo nazionale
a Bamako e proseguire il negoziato con alcuni gruppi armati del Nord” ha detto Feltman.
In visita a Parigi, Idriss Déby Itno, il presidente del Ciad, paese membro della Cedeao,
ha deplorato la “confusione totale della comunità internazionale” sull’intervento
militare da attuare in Mali. (R.P.)