2012-12-05 14:47:47

Turchia: missili Nato schierati contro Damasco. Oltre 480 mila i profughi siriani


Siria. Sono oltre 480 mila, secondo le Nazioni Unite, i rifugiati fuggiti dal conflitto nelle aree vicine. Anche oggi si contano vittime: sono almeno 20 oggi, secondo gli attivisti, negli scontri e nei bombardamenti sui sobborghi di Damasco, e nelle province di Idlib e Aleppo. In questo scenario, inizierà il dispiegamento di missili al confine con la Turchia, verso Damasco, approvato dalla Nato a scopo difensivo. La comunità internazionale teme l’uso di armi chimiche, anche se il presidente Assad continua a negare l’intenzione di usarle. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Stefano Silvestri presidente dell’Istituto Affari Internazionali:RealAudioMP3

R. – Questa, di per sé, è una mossa ovviamente difensiva e in un certo senso volta a tranquillizzare la Turchia, anche nel caso in cui la Siria dovesse impiegare missili armati di testate chimiche. A questo, però, bisogna aggiungere che i missili Patriot – bisognerà vedere poi quali saranno – sono in grado di coprire anche una parte della Siria, quindi c’è chi pensa che questo dispiegamento oltre che difensivo, potrebbe anche essere destinato a coprire lo sviluppo di una prima area protetta per i ribelli siriani.

D. - Viene ribadito che i missili non verranno utilizzati per creare una no fly zone, ma soltanto in caso di aggressione…

R. - È chiaro che, tecnicamente, potrebbero essere utilizzati per coprire una no fly zone: questo significherebbe negare la sovranità siriana su una parte del suo territorio, quindi sarebbe un intervento molto forte. Io credo che non verrà stabilito nessun tipo di no fly zone senza una decisione in proposito al Consiglio di sicurezza, quindi senza un accordo quanto meno con la Russia.

D. - Il regime Assad ha già escluso la volontà di voler utilizzare armi chimiche. Una verità o una mossa per poter frenare le tensioni internazionali?

R. - Io credo a questa seconda ipotesi, il che mi conferma nell’idea che i russi e i cinesi abbiano fatto sapere a Damasco che il loro appoggio è comunque condizionato a un comportamento moderato.

D. – Intanto, sul terreno gli scontri continuano: oltre cento morti al giorno. Si assiste al massiccio esodo dei profughi, la Turchia ha blindato i confini, il Libano si sta comportando in modo diverso.

R. - Il Libano si trova in una situazione estremamente delicata, perché questo può far saltare ancora una volta gli equilibri interni del Paese, un po’ come fu con i palestinesi e più tardi con il montare del partito sciita. Diciamo che, in questo momento, il Libano ha tutto l’interesse a che la Siria si stabilizzi. Ma aggiungerei che non ha interesse a ritornare sotto il controllo degli Assad, per cui gioca una partita estremamente delicata e la sua ospitalità ai profughi siriani rientra in questa situazione. È chiaro che il Libano in questa fase non potrà schierarsi ufficialmente pro o contro il governo di Damasco, ma è anche chiaro che non è suo sostenitore.







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