Sri Lanka: Chiesa e governo sperano nella liberazione di Rizana Nafeek
La Chiesa cattolica e il governo dello Sri Lanka esprimono "speranza" per la "possibile"
liberazione di Rizana Nafeek, musulmana dal 2007 condannata a morte http://www.asianews.it/notizie-it/Giovane-musulmana-singalese-condannata-a-morte-in-Arabia-Saudita.-Appello-dei-cattolici-19941.html
in Arabia saudita per il presunto omicidio di un neonato. Di recente infatti, il principe
ereditario saudita Salman bin Abdul Aziz al Saud ha annunciato di voler concedere
la grazia ai detenuti nel braccio della morte, come benedizione per il malato re Abdullah
Bin Abdul Aziz. Le parole del principe rincuorano quanti da anni si battono per la
liberazione della giovane, anche perché egli è ministro della Difesa e vice primo
ministro del Regno. "Questa possibilità di perdono - spiega all'agenzia AsiaNews suor
Rita Janet, della Commissione cattolica nazionale per i migranti - è una notizia di
grande consolazione per tutti gli srilankesi, in particolare per la sua famiglia,
che da anni ne chiede la liberazione". Altrettanto fiduciosa è suor Deepa Fernando,
delle suore della Sacra Famiglia, che però avverte: "Il governo dello Sri Lanka deve
prendersi le sue responsabilità". Secondo la religiosa, l'esecutivo del presidente
Mahinda Rajapaksa "ha il dovere di controllare chi parte per cercare lavoro. Se questa
precauzione fosse già stata presa, dei minorenni non diventerebbero vittime di situazioni
simili". Originaria di una famiglia molto povera del villaggio di Mutur (distretto
orientale di Trincomalee), Rizana era arrivata in Arabia saudita nel 2005, a soli
17 anni - con passaporto falso - per lavorare come cameriera. Il bambino del suo datore
di lavoro è morto mentre lei prestava servizio. Rizana è stata accusata di omicidio
e condannata a morte con un processo-farsa, basato su una confessione firmata senza
che ne conoscesse il contenuto, perché scritto in arabo, lingua a lei sconosciuta.
Nel 2007 è arrivata la condanna a morte. Per la sua liberazione, governo di Colombo,
Ong e Caritas si sono mossi a livello nazionale e internazionale, rivolgendosi all'Unione
Europea e tentando di chiarire la vicenda con la stessa famiglia del bambino morto.
Padre George Sigamoney, direttore della Caritas Sri Lanka, ha accolto le dichiarazioni
del principe ereditario saudita "con gioia", ma anche "consapevole" del fatto che
"le ingiustizie perpetrate [in Arabia saudita] contro le lavoratrici migranti aumentano
giorno dopo giorno". L'Arabia saudita è una delle mete principali per le srilankesi
in cerca di lavoro non specializzato. In genere - come nel caso di Rizana - sono ragazze
ancora minorenni, a cui vengono procurati documenti falsi per permettere loro di espatriare.
In altri casi, sono donne adulte, spesso madri di famiglia, costrette a migrare perché
rimaste vedove e incapaci di provvedere al sostentamento dei cari. Mancanza di qualifiche,
inesperienza e mancata assistenza da parte del proprio Stato d'origine rendono le
lavoratrici migranti vittime di abusi e violenze da parte dei loro datori di lavoro.
Per arginare il fenomeno, nel giugno scorso lo Sri Lanka ha rescisso i contratti con
oltre 600 agenzie di collocamento estero, la maggior parte delle quali è nel Regno
saudita. Colombo ha 1,8 milioni di lavoratori migranti, il 45% dei quali è rappresentato
da donne. (R.P.)