Quasi 300 morti nel Sud delle Filippine per il tifone Bopha
Bopha, il piu' intenso tifone dell'anno nelle Filippine, ha causato al suo passaggio
almeno 283 morti e 300 dispersi nell'isola meridionale di Mindanao. La tempesta ora
si sposta verso la Cina, lasciando la devastazione nelle province più colpite di Compostela
Valley e Davao Oriental. ''Intere famiglie sono state spazzate via'', ha detto il
ministro degli interni e alto è il rischio di epidemie. Fausta Speranza ha
raggiunto telefonicamente a Manila padre Gianni Re, superiore dei missionari
del Pontificio Istituto Missioni Estere nelle Filippine:
R. – Purtroppo,
è grave la situazione del Nord-Est di Mindanao e di alcune zone della parte centrale
delle Filippine. Le isole centrali sono state colpite duramente da questo tifone,
che fin dall’inizio era previsto fosse un "super tifone". Dicevano, ed è stato confermato,
che sarebbe stato il tifone più disastroso, il più grosso, il più forte di quest’anno.
D. – Se era stato previsto, sono state prese delle misure di sicurezza? Non
sono state sufficienti oppure è stato sottovalutato il pericolo?
R. – Erano
state prese, nei giorni scorsi, diverse misure di sicurezza. Avevano preparato anche
gruppi per intervenire in caso di bisogno. Effettivamente, però, in alcuni casi, e
soprattutto in alcune zone, sono stati presi di sorpresa, tanto che anche alcuni gruppi
incaricati per soccorrere eventuali famiglie o individui nel bisogno sono stati feriti
e qualcuno di loro è morto. Improvvisamente, infatti, in alcune zone ci sono state
frane, soprattutto di terriccio, e questo ha creato parecchi problemi.
D. –
Quali sono le necessità della popolazione? Cosa pensate di poter fare per prestare
aiuto?
R. – Quello che stanno chiedendo adesso sono anzitutto beni di prima
necessità: cibo, acqua, vestiario. Questi sono bisogni immediati nei centri di evacuazione.
C’è da dire, però, che purtroppo i danni causati da questo tifone hanno colpito anche
le infrastrutture e quindi diversi villaggi, diversi Paesi sono ancora isolati. Di
conseguenza non si può ancora sapere completamente e fino in fondo quali sono i bisogni
reali di queste persone. In questo momento chiedono soprattutto cose di prima necessità,
per soccorrere coloro che sono nei centri di evacuazione, i feriti, e per eventualmente
aiutare le prime famiglie che possono o vogliono rientrare nelle loro case... in quello
che è rimasto delle loro case. Noi come gruppo religioso non lavoriamo direttamente
in quella zona: ci troviamo in altre zone di Mindanao, ma non in quelle colpite dal
tifone. Quello che in genere facciamo è cercare di cooperare con la Chiesa locale,
soprattutto attraverso la Caritas. Quindi, probabilmente la Caritas di quelle zone,
i vescovi di quelle zone, faranno sapere che tipo di intervento, che tipo di aiuto
potremo dare.