Egitto: nuove proteste al Cairo. Morsi costretto a lasciare il palazzo presidenziale
Giornata di gravi tensioni ieri in Egitto. L’opposizione è scesa ieri in piazza Taharir
al Cairo per protestare contra la svolta autoritaria imposta dal presidente Morsi.
Al centro delle manifestazioni la nuova Costituzione, osteggiata dalla magistratura,
che verrà sottoposta a referendum il 15 dicembre prossimo. I dimostranti hanno praticamente
circondato il palazzo presidenziale e il capo dello Stato è stato costretto a lasciare
la residenza da un’uscita secondaria. Dal Cairo, Marina Calculli:
Piazza Tahrir
è tornata ieri a pulsare per dire “no” alla bozza costituzionale poco conforme all’identità
di buona parte dell’Egitto. Molti giovani liberali, tantissime donne, anche senza
velo, e cristiani copti animavano la manifestazione di ieri, indetta dal Fronte di
salvezza nazionale, un’entità che raggruppa 18 movimenti nati dalla rivoluzione quasi
due anni fa. Accanto alla protesta di Piazza Tahrir un altro gruppo di manifestanti
ha accerchiato il palazzo presidenziale di Heliopolis, riuscendo a sfondare persino
lo sbarramento della polizia. Il presidente Morsi ha lasciato a quel punto il palazzo,
mentre le forze di sicurezza lanciavano lacrimogeni. Diciotto manifestanti sono rimasti
intossicati. Il Fronte di salvezza nazionale in serata ha poi elaborato tre richieste:
il ritiro della bozza costituzionale, l’annullamento del referendum e la creazione
di una nuova assemblea costituente. E’ un confronto serrato, che spacca in due l’Egitto,
quello liberale e quello dei Fratelli Musulmani, e che di certo prelude a nuove tensioni.
Del
braccio di ferro tra la presidenza egiziana e la magistratura sulla Costituzione,
Fausta Speranza ha parlato con Arduino Paniccia, docente di Studi strategici
all'università di Trieste:
R. - Non si
tratta di cavilli. La posizione è molto difficile perché questa Costituzione non è
criticata soltanto dai giudici. E’ un prodotto distorto, dove vengono ignorate molte
parti della società egiziana. I giudici hanno rappresentato questo malessere, anche
se naturalmente stanno cercando di mediare con il presidente e sembra che i magistrati
più importanti, del Consiglio di Stato, e alcuni procuratori che avevano deciso di
non supervisionare le operazioni di voto sul referendum riguardante la nuova Costituzione
previsto per il 15 dicembre, abbiano invece, in qualche modo, aderito e quindi danno
una copertura al presidente. Però la questione della spaccatura all’interno della
magistratura e della spaccatura forte all’interno della popolazione egiziana resta
tutta e naturalmente per Morsi non sarà una "passeggiata" superare questa fase, nonostante
l’azione propagandistica enorme che sta facendo la Fratellanza Musulmana per difendere
il presidente.
D. - Diciamo qualcosa anche sui tempi, perché il testo di bozza
costituzionale è stato approvato in gran fretta dall’assemblea costituente - così
è apparso a tutti gli osservatori - e adesso c’è anche questo referendum indetto a
pochissimi giorni dall’approvazione dell’assemblea costituente…
R. - Il referendum
ha esattamente il sapore di una chiamata popolare alle urne di una parte che sicuramente
risponderà, legata alla Fratellanza musulmana e ai salafiti, per cercare di ottenere
una risposta plebiscitaria messa su in fretta e in furia, scavalcando sia un’accurata
stesura della Costituzione, sia la dura opposizione del Fronte di salvezza nazionale,
che rappresenta una ventina di movimenti laici e riformisti che non vogliono assolutamente
far passare questo tipo di Costituzione che ignora molti diritti delle donne, dei
cristiani, degli intellettuali, dei professori e anche di una parte dei lavoratori.
Quindi, è un tentativo anche maldestro, ma molto chiaro, di dare moltissimi poteri,
ammantandoli di costituzionalità, al presidente Morsi. Io credo che, su questo, non
solo il popolo egiziano, che naturalmente sta giustamente protestando, ma anche tutta
la comunità internazionale, a partire dall’Unione Europea, deve prestare moltissima
attenzione.
D. - Parliamo proprio di osservatori esterni al Paese. E’ molto
difficile in questo momento intervenire in un qualunque modo visto anche tutto l’assetto
geopolitico dell’area…
R. - Certo, è naturale che dobbiamo utilizzare tutte
le cautele e che dobbiamo anche capire tutti gli errori che sono stati commessi dalla
stessa comunità internazionale nel passato. Però non possiamo di nuovo giustificare
il fatto di cominciare a mancare sul fronte dei diritti e delle persone con la storia
e il passato, perché con questo sistema in Egitto - negli ultimi 50 anni - ci sono
state quattro dittature, sempre partendo dal discorso che nel passato erano state
fatte cose sbagliate, errori. Si diceva che quindi occorrevano poteri speciali per
rimediare e che la cosa sarebbe naturalmente durata molto poco tempo, che era questo
che voleva la popolazione. E poi invece non è stato così. Direi che ora siamo al punto
nel quale bisogna vegliare affinché la storia non si ripeta per ’ennesima volta.