di Giuseppe Acconcia, ricercatore presso il Centro di Studi Studi Strategici Al Ahram
(Il Cairo) Tutte le istituzioni
egiziane sono in tilt. Il Paese è diviso in tutto: sui temi centrali della nuova Costituzione,
sul ruolo del presidente, sull'interpretazione della legge islamica, sulla posizione
dei militari nello Stato del dopo rivoluzione. Solo elezioni libere potrebbero sciogliere
questo clima ma sembra che la Fratellanza musulmana voglia arroccarsi sulle posizioni
conquistate finora. Ritiro del decreto presidenziale che aumenta i poteri
del capo dello stato, annullamento del referendum costituzionale del 15 dicembre e
formazione di una nuova assemblea costituente che ''rifletta tutte le categorie''
della società egiziana. Sono queste le condizioni poste al presidente egiziano Mohamed
Morsi dal fronte di salvezza nazionale, che raccoglie 18 movimenti di opposizione.
''Se il presidente non risponde a queste richieste entro venerdì perderà la sua legittimita'',
afferma il Fronte. Intanto i Fratelli musulmani e le ''forze popolari'' fanno appello
a manifestare davanti al palazzo presidenziale di Mohamed Morsi per ''proteggere la
legittimita'', dopo le ''aggressioni'' di ieri. (a cura di Antonella Palermo)