Colombia: riprendono i colloqui di pace governo-Farc a L'Avana
Fra nuove tensioni, dopo una pausa di cinque giorni, riprende all’Avana il processo
di pace tra la guerriglia e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc).
La guerriglia è stata interpellata ieri, fuori dal tavolo del dialogo dal capo della
squadra dei negoziatori dell’esecutivo, Humberto de la Calle, sul problema dei sequestri,
strategia costantemente utilizzata dal gruppo armato. “Le Farc devono rispondere alle
vittime, devono fare chiarezza” ha detto l’ex vice-presidente. De la Calle ha risposto
così alle controverse dichiarazioni rilasciate domenica da Sandra Ramírez, vedova
dell’ex leader storico e fondatore della guerriglia Manuel Marulanda, secondo la quale
i ribelli hanno ancora nelle loro mani militari e poliziotti considerati “prigionieri
di guerra”. Le affermazioni di Ramírez hanno sollevato polemiche – le Farc affermano
di aver rilasciato ad aprile i loro ultimi ostaggi in uniforme – e sono state seccamente
smentite dal capo ribelle Rodrigo Granda. Critiche sono partite anche dalle Farc per
bocca del loro numero 2, Iván Márquez, che ha accusato il governo di Juan Manuel Santos
di “incongruenza politica” per non aver accettato di unirsi al cessate-il-fuoco proclamato
unilateralmente dal gruppo armato dal 20 novembre al 20 gennaio. Oggi nella capitale
cubana i colloqui riprenderanno dalla questione agraria, primo e cruciale punto in
agenda, all’origine della sollevazione in armi delle Farc nel 1964. Nei giorni di
pausa delle trattative, il governo ha alzato la posta in gioco fissando al novembre
2013 la scadenza massima entro la quale le parti saranno tenute a raggiungere un accordo,
pena il fallimento dell’ennesimo tentativo di trovare una soluzione pacifica alla
guerra. Far tacere le armi, tuttavia, non basterebbe da sé a riportare la pace in
Colombia: ne è convinto padre Antonio Bonanomi, missionario della Consolata dapprima
nel Cauca e oggi a Bogotá, secondo il quale “è necessario cambiare il modello di sviluppo,
consolidare uno Stato sociale di diritto, difendere i diritti delle minoranze, stabilire
una politica ambientale chiaramente schierata a tutela degli interessi della nazione,
toccare gli interessi dei grandi latifondisti, imprenditori e banchieri, porre dei
limiti agli investimenti delle grandi compagnie multinazionali straniere e avviare
un processo concreto per superare l’ingiusto divario tra ricchi e poveri”. (R.P.)