2012-12-04 20:08:32

Siria. La Nato: "Inaccettabile l’uso di armi chimiche, sì ai Patriot in Turchia"


Siria. I ribelli avanzano su Damasco mentre anche oggi si contano oltre 120 vittime. Intanto gli Stati Uniti e la Nato alzano la voce sul possibile impiego da parte del regime siriano di armi chimiche. Tale utilizzo, ammonisce il segretario dell’Alleanza Atlantica Rasmussen, comporterebbe una reazione immediata. Dalla riunione dei ministri degli esteri dell’Alleanza arriva il via libera al dispiegamento dei Patriot in Turchia. Cecilia Seppia:RealAudioMP3

Un’altra giornata di orrore e di violenza in Siria, tra i raid governativi e l’avanzata dei ribelli che pare siano ormai vicini al centro di Damasco. Un colpo di mortaio ha raggiunto una scuola vicina alla capitale, uccidendo 29 studenti e un insegnante. Ucciso anche un giornalista della stampa ufficiale e alte decine di civili tra Aleppo e Deir al Azzor. Intanto dopo l’out out degli Usa, con le parole durissime del presidente americano Obama che prende le difese del popolo siriano, anche la Nato, ammonisce il regime sul possibile impiego di armi chimiche: se il governo di Assad dovesse arrivare a tanto ha detto il segretario generale dell’Alleanza Atlantica Rasmussen, sarebbe inevitabile una reazione immediata. Scende in campo anche la Russia: l'uso di armi di distruzione di massa avrebbe implicazioni gravi e Mosca non accetterebbe alcuna violazione dei trattati internazionali fa sapere il ministro degli esteri Lavrov. Altra questione il sostegno alla Turchia: in serata è arrivato il via libera della Nato al dispiegamento di missili Patriot sul confine turco. Misure difensive e non offensive, ha assicurato Rasmussen, che in nessun modo supporteranno una no-fly zone.

La Siria, comunque, continua a negare la volontà di utilizzare armi di distruzione di massa contro il suo popolo. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con il direttore di Rivista Italiana Difesa, Pietro Batacchi:RealAudioMP3

R. – Che La Siria abbia armi chimiche è fuor di dubbio. E’ una cosa assolutamente acclarata. Il programma nasce a fine anni ’70 inizio anni ’80 quando il padre dell’attuale presidente Bashar al Assad, ovvero Hafiz al-Asad, individuò negli agenti chimici uno strumento alla portata del regime, una risposta “low cost” al nucleare israeliano. Non a caso, alcuni anni fa, la Siria si era "imbarcata" anche in un programma nucleare, culminato poi nel settembre 2007 con il raid israeliano contro il presunto reattore di al-Kibar.

D. – Ad oggi viene detto che queste armi vengono spostate sul territorio. Sono ancora efficaci ed è un programma che è continuato nel tempo?

R. – Non è chiaro l’effettivo stato del programma chimico siriano. Alcuni componenti di questi ordigni potrebbero, dopo anni, essere decaduti e non è sicuro che il programma oggi abbia un’efficienza pari a quella di dieci o quindici anni fa.

D. – Cosa tiene in piedi il regime siriano?
R. – Il regime di Assad vede la propria sopravvivenza in una dinamica esterna. Finché la Russia darà supporto, ho la sensazione che questo regime durerà anche perché qui è in gioco la stabilità dell’area. La Siria è un Paese molto più complesso della Libia. In Libia, nel 2011, la comunità internazionale, la Nato, l’Onu, sono intervenuti anche perché la Russia lo ha permesso. Ed oggi intervenire in Siria significa sollecitare anche Iran, Israele, Turchia… significa toccare il cuore stesso del Medio Oriente. Per cui anche la comunità internazionale ha una certa ritrosia ad entrare attivamente in un conflitto i cui esiti sono comunque di difficile calcolo e previsione.







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