Padre Lombardi: il Papa su Twitter è un messaggio e un invito per tutti
A poche ore dall’apertura dell’account di Benedetto XVI su Twitter, è boom di "follower"
da tutto il mondo. Sul solo account inglese, intorno alle ore 12 italiane di ieri,
i follower erano oltre 350 mila. Decine di migliaia anche i contatti sugli account
nelle altre 7 lingue. Complessivamente, sono già stati superati i 500 mila follower.
Su questa risposta impressionante del web all’iniziativa del Papa, Alessandro Gisotti
ha intervistato il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi:
R. – Non mi
stupisce che ci sia stata questa risposta grande, perché già nelle settimane passate
io sono stato continuamente interpellato per sapere quando sarebbe cominciata questa
presenza del Papa su Twitter, come sarebbe stata e così via... Verificavo dunque –
soprattutto nel mondo della comunicazione – un grandissimo interesse e questo vuol
dire che questa iniziativa ha colto nel segno e ha dato veramente un segnale della
capacità, da parte del Santo Padre e dei suoi collaboratori, di rispondere ad attese
che sono nell’aria.
D. – Presentando l’iniziativa, mons. Celli ha detto che
la presenza su Twitter nasce dalla volontà del Papa di incontrare gli uomini e le
donne del nostro tempo là dove si trovano…
R. – E’ verissimo, perché gli incontri,
oggi, sono naturalmente e come sempre nella realtà, nel faccia a faccia quotidiano,
e questo rimane un aspetto essenziale del nostro vivere insieme e con gli altri, ma
anche nel “continente digitale”: tramite le nuove possibilità di comunicazione c’è
la possibilità di incontri. Possono essere superficiali, possono essere non coinvolgenti,
ma possono essere anche significativi e profondi. Quindi, è nostro compito proprio
valorizzare queste possibilità e indicare che, anche in questo mondo che si sta sviluppando
così vertiginosamente, bisogna mettere elementi di incontro più profondo, di comunicazione
di idee, di sentimenti, di cuori e di menti.
D. – Anche con questa presenza
su Twitter, il Papa chiama tutti i fedeli all’evangelizzazione del “continente digitale”:
lo abbiamo visto anche – per esempio – nel messaggio per la Gmg di Rio, con riferimento
in particolare ai giovani. Come raccogliere questa sfida?
R. – Il Papa aveva
già avuto qualche piccola esperienza di questo tipo in passato: per esempio, c’erano
stati gli sms diffusi durante le Giornate mondiali della gioventù. Ricordo bene quella
di Sydney: era stata la prima volta in cui si mandavano sms con frasi del Papa firmate
“B16” e la cosa aveva avuto tutto un suo significato. Poi, abbiamo aperto i canali
su YouTube e adesso c’è la presenza su Twitter che ha una sua particolare efficacia.
Certamente, la presenza del Papa su Twitter vuole essere un messaggio per tutti: non
è solo il suo personale per diffondere alcune parole sue, è anche il dire che il Pastore,
capo della Chiesa, dà l’esempio e in un certo senso invita tutti a farsi carico di
questa nuova dimensione della comunicazione e ad esservi presenti. Naturalmente, il
Papa può esservi presente con un modo suo, che in alcuni casi può essere il rispondere
a delle domande, come succede adesso per il lancio di Twitter. Più normalmente, può
essere il diffondere parole che sintetizzino i suoi discorsi, i suoi messaggi. Bisogna
pensare che il Papa è capo di una grande comunità ed è la grande comunità che deve
farsi carico di essere comunicativa e interattiva con tutte le persone che sono in
ricerca, che hanno domande da fare. Quindi, il Papa dà un esempio, lancia dei messaggi.
Le risposte che noi cerchiamo, poi, a volte non è detto che debba darcele lui personalmente,
ma le possiamo trovare nella Chiesa.
D. – Tutti i media vaticani sono impegnati
ad amplificare e ad approfondire la propria presenza sul web: con quali prospettive?
R.
– I media vaticani da lungo tempo sono attivi, presenti sul web, come nuova via di
comunicare i loro contenuti, i loro messaggi che sono poi i messaggi del Papa, della
Chiesa universale. Quello che si è sviluppato – e che in certo senso dobbiamo ancora
riuscire a comprendere meglio per esservi maggiormente presenti – è l’interattività
nelle reti sociali. In questo senso, una presenza su Twitter è un messaggio chiaro:
cerchiamo non solo di mandare messaggi in una direzione, ma di inserirci in un grande
dialogo. Ricordo che quando il Papa venne alla Radio Vaticana, parlando in diretta
proprio dai nostri microfoni, disse questo: la comunicazione oggi è in due direzioni.
Quindi, è nell’inserirsi nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi e costruire
una comunità, una famiglia, dialogando. Questo è qualcosa in cui la Rete ci dà nuove
possibilità. Dobbiamo ancora imparare a usarla meglio.
D. – Personalmente,
come uomo di comunicazione, cosa la colpisce di questo impegno a tutto campo del Papa,
finissimo teologo che sa anche utilizzare i social network?
R. – Direi
che il Papa capisce molto bene la situazione. Evidentemente, come persona di una certa
età e come tante altre persone di una certa età, non è un “nativo digitale” e quindi
usa i social network in un modo diverso da come li usano i ragazzi. Però ne
comprende la portata, le potenzialità, e invita la Chiesa a essere presente in essi.
Ed è estremamente disponibile, appunto, a dare anche la sua parola come messaggio
che circoli attraverso i social network. Quindi, è sempre pronto di fronte
a proposte ragionevoli, intelligenti dei suoi collaboratori a dare la sua collaborazione,
che poi è la sua autorità e la sua parola, perché si inserisca in questo grande dialogo
del mondo di oggi. In questo, l’intelligenza e la sensibilità della persona aiutano
molto a fare nuovi passi, con grande serenità e gioia, in questa direzione.