Egitto: manifestazioni contro il presidente, mentre i giudici aprono al referendum
Il Consiglio supremo della magistratura, i giudici del Consiglio di Stato e i procuratori
dei tribunali amministrativi hanno annunciato che parteciperanno alla supervisione
delle operazioni di voto per il referendum sulla Costituzione il 15 dicembre, isolando
dunque il gruppo che chiedeva il boicottaggio. Dopo la manifestazione di ieri dei
sostenitori del presidente, oggi i quotidiani indipendenti egiziani sono in sciopero
per protestare contro il decreto sui poteri di Morsi e la bozza di Costituzione. Del
braccio di ferro tra politici e magistratura Fausta Speranza ha parlato con
il prof. Arduino Paniccia, docente di Studi strategici all’Università di Trieste:
R. - Non si
tratta di cavilli. La posizione è molto difficile perché questa Costituzione non è
criticata soltanto dai giudici. E’ un prodotto distorto, dove vengono ignorate molte
parti della società egiziana. I giudici hanno rappresentato questo malessere, anche
se naturalmente stanno cercando di mediare con il presidente e sembra che i magistrati
più importanti, del Consiglio di Stato, e alcuni procuratori che avevano deciso di
non supervisionare le operazioni di voto sul referendum riguardante la nuova Costituzione
previsto per il 15 dicembre sembra, abbiano invece, in qualche modo, aderito e quindi
danno una copertura al presidente. Però la questione della spaccatura all’interno
della magistratura e della spaccatura forte all’interno della popolazione egiziana
resta tutta e naturalmente per Morsi non sarà una "passeggiata" superare questa fase,
nonostante l’azione propagandistica enorme che sta facendo la Fratellanza Musulmana
per difendere il presidente.
D. - Diciamo qualcosa anche sui tempi, perché
il testo di bozza costituzionale è stato approvato in gran fretta dall’assemblea costituente
- così è apparso a tutti gli osservatori - e adesso c’è anche questo referendum indetto
a pochissimi giorni dall’approvazione dell’assemblea costituente…
R. - Il referendum
ha esattamente il sapore di una chiamata popolare alle urne di una parte che sicuramente
risponderà, legata alla Fratellanza musulmana e ai salafiti, per cercare di ottenere
una risposta plebiscitaria messa su in fretta e in furia, scavalcando sia un’accurata
stesura della Costituzione, sia la dura opposizione del Fronte di salvezza nazionale,
che rappresenta una ventina di movimenti laici e riformisti che non vogliono assolutamente
far passare questo tipo di Costituzione che ignora molti diritti delle donne, dei
cristiani, degli intellettuali, dei professori e anche di una parte dei lavoratori.
Quindi, è un tentativo anche maldestro, ma molto chiaro, di dare moltissimi poteri,
ammantandoli di costituzionalità, al presidente Morsi. Io credo che, su questo, non
solo il popolo egiziano, che naturalmente sta giustamente protestando, ma anche tutta
la comunità internazionale, a partire dall’Unione europea, deve prestare moltissima
attenzione.
D. - Parliamo proprio di osservatori esterni al Paese. E’ molto
difficile in questo momento intervenire in un qualunque modo visto anche tutto l’assetto
geopolitico dell’area…
R. - Certo, è naturale che dobbiamo utilizzare tutte
le cautele e che dobbiamo anche capire tutti gli errori che sono stati commessi dalla
stessa comunità internazionale nel passato. Però non possiamo di nuovo giustificare
il fatto di cominciare a mancare sul fronte dei diritti e delle persone con la storia
e il passato, perché con questo sistema, in Egitto - negli ultimi 50 anni - ci sono
state quattro dittature, sempre partendo dal discorso che nel passato erano state
fatte cose sbagliate, errori. Si diceva che quindi occorrevano poteri speciali per
rimediare e che la cosa sarebbe naturalmente durata molto poco tempo, che era questo
che voleva la popolazione. E poi invece non è stato così. Direi che ora siamo al punto
nel quale bisogna vegliare affinché l’ennesima storia non si ripeta.