2012-12-03 14:11:31

Irlanda. Appello dei vescovi al governo: "no" ad ulteriori tagli nel sociale


No ad ulteriori tagli nel welfare. No alla riduzione o alla parcellizzazione nella concessione di assegni familiari. No ad un nuovo ‘giro di vite’ per gli aiuti oltremare. Queste, in sintesi, le tre richieste che la Conferenza episcopale di Irlanda presenta al governo locale. In un messaggio congiunto – siglato dai Consigli dei vescovi per la Giustizia e la pace e per la Ricerca e lo sviluppo, e controfirmato anche dal Centro dei gesuiti per la Fede e la giustizia, insieme ad organismi caritativi come Trócaire – si chiede alle istituzioni di creare “una società in cui il rispetto della dignità di ogni persona, la solidarietà ed il bene comune siano valori fondamentali”. Quindi, i firmatari ribadiscono che è “le politiche di austerità degli anni passati hanno avuto un impatto estremamente dannoso” sulla società, poiché “sin dall’inizio della crisi economica, i tagli nella sanità, nell’educazione e nei servizi sociali, le riduzioni dei sussidi, con l’aumento delle tasse, hanno avuto un impatto devastante sulla capacità di molti irlandesi di mantenere un accettabile standard di vita ed ottenere accesso ai servizi necessari”. Inoltre, si legge ancora nell’appello congiunto, “le conseguenze di una politica di ristrettezza non possono essere considerate solo a breve termine: in realtà, esse possono durare tutta la vita e influire anche sul benessere e le possibilità delle prossime generazioni”. Anche perché – evidenziano i firmatari – l’austerità porta ad una “erosione della speranza ed a maggiori divisioni nella società irlandese”. Richiamando, quindi, la necessità di “porre fine a tale situazione”, i vescovi di Dublino sottolineano come “il governo abbia comunque delle alternative per il Bilancio preventivo 2013”, scelte che non mirino a “risolvere la crisi economica approfondendo la crisi sociale”, bensì a “ridurre il deficit riequilibrando il rapporto tra la tassazione ed i tagli alla spesa pubblica, facendo sì che tali misure siano proporzionate ed eque”. Infine, i firmatari dell’appello riportano alcune cifre preoccupanti: tra il 2007 ed il 2012, il numero di disoccupati è passato da 100mila a 324.500, mentre il numero delle persone a rischio di povertà è pari a 700mila, inclusi 200mila bambini. (A cura di Isabella Piro)







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