Irlanda. Appello dei vescovi al governo: "no" ad ulteriori tagli nel sociale
No ad ulteriori tagli nel welfare. No alla riduzione o alla parcellizzazione nella
concessione di assegni familiari. No ad un nuovo ‘giro di vite’ per gli aiuti oltremare.
Queste, in sintesi, le tre richieste che la Conferenza episcopale di Irlanda presenta
al governo locale. In un messaggio congiunto – siglato dai Consigli dei vescovi per
la Giustizia e la pace e per la Ricerca e lo sviluppo, e controfirmato anche dal Centro
dei gesuiti per la Fede e la giustizia, insieme ad organismi caritativi come Trócaire
– si chiede alle istituzioni di creare “una società in cui il rispetto della dignità
di ogni persona, la solidarietà ed il bene comune siano valori fondamentali”. Quindi,
i firmatari ribadiscono che è “le politiche di austerità degli anni passati hanno
avuto un impatto estremamente dannoso” sulla società, poiché “sin dall’inizio della
crisi economica, i tagli nella sanità, nell’educazione e nei servizi sociali, le riduzioni
dei sussidi, con l’aumento delle tasse, hanno avuto un impatto devastante sulla capacità
di molti irlandesi di mantenere un accettabile standard di vita ed ottenere accesso
ai servizi necessari”. Inoltre, si legge ancora nell’appello congiunto, “le conseguenze
di una politica di ristrettezza non possono essere considerate solo a breve termine:
in realtà, esse possono durare tutta la vita e influire anche sul benessere e le possibilità
delle prossime generazioni”. Anche perché – evidenziano i firmatari – l’austerità
porta ad una “erosione della speranza ed a maggiori divisioni nella società irlandese”.
Richiamando, quindi, la necessità di “porre fine a tale situazione”, i vescovi di
Dublino sottolineano come “il governo abbia comunque delle alternative per il Bilancio
preventivo 2013”, scelte che non mirino a “risolvere la crisi economica approfondendo
la crisi sociale”, bensì a “ridurre il deficit riequilibrando il rapporto tra la tassazione
ed i tagli alla spesa pubblica, facendo sì che tali misure siano proporzionate ed
eque”. Infine, i firmatari dell’appello riportano alcune cifre preoccupanti: tra il
2007 ed il 2012, il numero di disoccupati è passato da 100mila a 324.500, mentre il
numero delle persone a rischio di povertà è pari a 700mila, inclusi 200mila bambini.
(A cura di Isabella Piro)