Bersani: ora governo del cambiamento. Il politologo Giovagnoli: aperta sfida a rinnovamento
politico
Il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, definisce le primarie “una splendida pagina
di democrazia, la prossima avventura è il governo del cambiamento”. Ora, bisogna lavorare
“per allestire il programma'', afferma il leader del Partito democratico. Ricordiamo
che domenica Bersani si è aggiudicato il ballottaggio contro Renzi con il 60% dei
consensi. Alessandro Guarasci ha chiesto l'opinione del politologo, Agostino
Giovagnoli:
R. – Credo che
il risultato sia molto chiaro, per quanto riguarda la leadership, cioè la persona.
Diverso è invece il discorso sulla linea del partito che in qualche modo, in realtà,
non è stata ancora definita da queste primarie.
D. – Nnei prossimi mesi, secondo
lei, Bersani dovrà tenere conto di quell’esigenza di rinnovamento che è arrivata da
Renzi?
R. – Certamente. Del resto, lui stesso, indipendentemente da Renzi,
ha più volte sottolineato l’esigenza del rinnovamento, dando peraltro una parola diversa
da quella più brutale della "rottamazione". Il problema però, credo, sia più politico
che non semplicemente di ricambio dei volti delle persone: riguarda la scelta di un
partito democratico, che oggi si sente più rafforzato nelle sue ragioni nel più vasto
scenario politico italiano, sia per quanto riguarda il momento elettorale sia soprattutto
per il dopo elezioni.
D. – Secondo lei, peserà su Bersani il fatto che molto
probabilmente una parte consistente dei consensi di Vendola siano andati all’attuale
segretario del Pd?
R. – Io credo limitatamente. In un certo senso, il problema
più grosso per Bersani e Renzi non è Vendola. Se Bersani cercherà in qualche modo
un accordo con Renzi o con il suo elettorato, oppure se Bersani cercherà un dialogo
con un centro moderato esterno al partito democratico, credo sarà l’alternativa politicamente
più rilevante dei prossimi mesi.
D. – La vittoria di Bersani, in qualche modo,
ridimensiona, secondo lei, l’influenza della componente cattolica popolare all’interno
del partito?
R. – Io credo che questa componente si sia un po’ esaurita nella
funzione che ha avuto negli anni passati. In un certo senso, è stato proprio Renzi
a dare il colpo finale, perché Renzi rappresenta un tipo di proposta che definirei
post-cattolica, in cui i richiami ai valori cattolici e ancor più alla tradizione
popolare sono stati del tutto assenti. Quindi, questa componente deve rinnovare radicalmente
il senso della propria presenza nel partito democratico.
D. – C’è chi dice
che questo risultato, tutto sommato, ha fatto accelerare la decisione di Berlusconi
di tornare in campo. Lei è d’accordo?
R. – Credo che certamente Berlusconi
faccia questo calcolo: cioè con Bersani può contare su un’immagine dell’avversario
di tipo più tradizionale, quindi più confacente a quella logica del bipolarismo selvaggio,
che ha sempre fatto la fortuna di Berlusconi. Si tratterà di vedere se Bersani sarà
abbastanza abile da sfuggire a questa trappola, evitando appunto di scegliere Berlusconi
come proprio avversario.