Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
Nella prima Domenica di Avvento, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui
Gesù descrive lo sconvolgimento cosmico degli ultimi tempi quando Lui tornerà nella
gloria. Il Signore invita a vegliare:
“State attenti a voi stessi, che i
vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita
e che quel giorno non vi piombi addosso all'improvviso”.
Su questo brano
evangelico ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente
emerito di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:
Iniziamo con
questa domenica il cammino dell’Avvento: e il brano evangelico ci aiuta a transitare
dal bilancio di una fine del cosmo che sconvolge ogni cosa (è il richiamo all’anno
liturgico appena concluso) all’impegno di vigilanza e attesa per un incontro che ogni
anno si rinnova ed ha nel Natale la sua stella polare che ci guida. La prima parte
del Vangelo riporta espressioni che sembrano minacciose. Più che incutere paura e
angoscia, Gesù vuole affermare la certezza di un suo ritorno nella gloria alla fine
della storia, per avvolgere tutto nello splendore della sua grazia. E portare così
a pienezza la Pasqua di redenzione con una liberazione conclusiva che redime l’universo
e annienta ogni malvagità. La seconda parte del brano orienta invece verso la vigilanza
e la scioltezza di stile, che si oppongono alla dissipazione interiore ed esteriore
per mille vuoti affanni. Non si sta attenti per sfuggire ai guai, ma per andare incontro
al Signore che è venuto, e viene sempre e ancora per incontrarci di nuovo e farci
sognare nuova liberazione e familiarità piena con Dio. Cammino di Avvento e attesa
dell’Ultimo incontro si fondono perciò in un abbraccio che l’amore rende vivo e la
fede certo.