Il cardinale Bagnasco: in Europa c'è una cultura debole. Preoccupazione per ospedali,
Ilva e scuole
In Europa c’è una cultura debole, pericolosa. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco,
presidente della Cei, all'XI Forum del Progetto Culturale, apertosi ieri a Roma. Per
il porporato, siamo tutti d’accordo sui principi di non discriminazione e di tolleranza,
ma questi vanno tematizzati. “C’è un’applicazione superficiale di queste categorie”,
ha detto. Alessandro Guarasci:
La globalizzazione
deve essere regolamentata secondo giustizia evitando che prevalgano ''interessi particolari
imposti universalmente''. Il cardinale Bagnasco batte su questo tasto, ribadendo che
la dimensione etica deve essere sempre un faro. Va evitata, ha detto il porporato,
ogni ''forma d'imposizione, a volte anche violenta, del globale sul locale. In questo
caso - ha aggiunto - si verificherebbe un vero e grave fraintendimento di ciò che
l'umanità, grazie soprattutto all'elaborazione del pensiero cristiano, ha stabilito
essere realmente universale: la dignità della persona, la salvaguardia della sua
libertà, il rispetto della vita in ogni suo momento”. Il presidente della Cei mette
anche in luce come in Europa manchi “una riflessione culturale attenta e seria”, come
ci sia "una cultura debole e quindi pericolosa”. Due principi fondamentali come quello
di non discriminazione e tolleranza, vanno argomentati, e questo ancora non avviene.
E poi c’è l’attualità, a cominciare dall’allarme finanziario lanciato da alcuni ospedali
romani d’ispirazione religiosa come il Gemelli. Sentiamo il cardinale Bagnasco:
R.
- C’è il lavoro di tantissime persone e quindi le rispettive famiglie. Io spero che
attraverso un esame più attento, più approfondito e disponibile delle diverse situazioni,
se ne possa anche uscire. Se ci sono queste disponibilità, io spero proprio che si
possa arrivare alla soluzione.
D. - Eminenza, secondo lei per l’Ilva si sta
trovando una soluzione positiva?
R. - Mi pare che non sia senza uscita la strada
in questi ultimi giorni: la situazione è gravissima a Taranto, ma poi anche a Genova
e a Novi. Mi sembra, però, che le diverse responsabilità si siano ancor più coinvolte
nella situazione per un’uscita da questo stallo, che è gravissimo dai diversi punti
di vista.
D. - C’è anche molta preoccupazione tra le scuole cattoliche per
l’applicazione dell’Imu. Lei che cosa può dire?
R. - La preoccupazione è legata
soprattutto alla mancanza di contribuiti, di quello cioè che sarebbe giusto che lo
Stato riconoscesse non tanto agli istituti scolastici quanto alle famiglie per esercitare
veramente il diritto di libertà, che da sempre la dottrina sociale raccomanda, per
l’educazione dei propri figli. Quindi che possano essere veramente liberi di scegliere
il tipo di scuola e quindi istruzione che ritengono migliore. Data questa mancanza
di contributo e di sostegno alla famiglia, le scuole paritarie, che fanno parte della
istruzione pubblica, sono in gravissima difficoltà. Sarebbe molto grave, gravissimo,
se dovessero chiudere sia per i genitori che vogliono un certo tipo di educazione,
sia anche per il sistema generale.