Crisi economica in Argentina. Timori per un possibile nuovo fallimento
Punto a favore dell’Argentina nella vicenda dei bond: una Corte d'appello degli Usa
ha dato più tempo a Buenos Aires per difendersi dall'obbligo imposto giorni fa dal
giudice federale Thomas Griesa di pagare 1,33 miliardi di dollari ai detentori dei
bonds che hanno respinto le due ristrutturazioni dell'indebitamento, nel 2005 e 2010,
a seguito del default del 2001. La Corte d'appello ha quindi rigettato quanto richiesto
dal giudice Griesa, allontanando – di fatto – la possibilità che Buenos Aires possa
entrare in un default tecnico. L’Argentina, lo ricordiamo, nel 2001 ha subito un vero
e proprio shock a causa di una crisi che ha devastato il Paese. Grazie all’impegno
delle forze istituzionali ha saputo rialzarsi e negli ultimi anni ha visto una crescita
del 6% annuo. Negli ultimi periodi, però, la situazione economica sta peggiorando:
la crescita si è arrestata al 2%. Sulla realtà che vive il Paese latino-americano,
Salvatore Sabatino ha intervistato la collega argentina Elisabetta Piqué:
R. – E’ un Paese
che è sempre e comunque in difficoltà, è un Paese che dopo la caduta del 2001 è riuscito
a rialzarsi con tassi di crescita di tipo cinese, ma adesso la situazione – per la
crisi economica, ma anche per le politiche messe in atto dal governo di Cristina Kirchner
– è molto cambiata e non è così promettente.
D. – Ad essere criticata è soprattutto
la politica sulle importazione e le esportazioni …
R. – La politica sulle importazioni
le assoggetta all’autorizzazione del governo: la crescita si è ridotta molto anche
a causa di questo; poi, c’è anche una mancanza di credibilità dovuta a cose che si
sono verificate a causa della politica economica del governo, che ha provocato molte
critiche.
D. – A peggiorare la situazione c’era stata anche una Corte americana
che aveva chiesto di pagare 1,33 miliardi di dollari ai detentori dei bond che avevano
respinto le due ristrutturazioni dell’indebitamento. Però, è stata fatta una marcia
indietro. Come è stata vissuta questa vicenda?
R. – C’è sollievo per questa
nuova decisione che ha fermato la richiesta: era stata indicata la data del 15 dicembre
per il pagamento e si è tornato a parlare di un nuovo possibile default dell’Argentina;
il governo ha reagito bene ed è contento del risultato. La questione del debito che
deve essere ancora restituito e della ristrutturazione del debito comunque colpisce
l’Argentina, che è ancora totalmente fuori dai mercati internazionali, anche se questi
holdout non potranno avere tutto quello che pretendono, ma probabilmente subiranno
una riduzione, come l’hanno avuta quelli che hanno aderito ai concambi del 2005 e
del 2010.
D. – La situazione di crisi ha inevitabilmente un influsso sulla
criminalità che sta aumentando di molto nel Paese: c’è quindi anche un problema di
sicurezza sociale?
R. – Esatto. C’è stato il famoso “8N” – l’8 novembre – una
grandissima protesta contro il governo – che io ho seguito – convocata solamente attraverso
le reti sociali: centinaia di persone con le cacerolas, le famose pentole delle proteste
argentine. Una delle prime richieste della gente è la sicurezza: la sicurezza in strada.
C’è gente che viene aggredita in strada … C’è stato un forte aumento della criminalità
e questa è una delle maggiori preoccupazioni della popolazione, a parte la perdita
del proprio potere d’acquisto causato dall’inflazione galoppante al 25 per cento.
D.
– C’è il timore, tra la gente, che l’Argentina ripiombi in una situazione simile a
quella che ha vissuto nel 2001?
R. – Credo che la gente pensi che non si possa
cadere più in basso di come si sia caduti nel 2001. Non bisogna dimenticare, però,
che l'Argentina è purtroppo un Paese molto imprevedibile, e per questo il timore,
alla fine, c’è sempre che possa succedere ancora qualcosa di peggio …