Congo: in attesa del ritiro da Goma, violenze e saccheggi dei ribelli
“Da quando hanno annunciato il ritiro da Goma, i ribelli stanno commettendo saccheggi
su vasta scala e attacchi mirati ai danni di beni pubblici e privati. Sono molto ambiti
veicoli e oggetti di valore. Alcuni hanno cominciato a lasciare la città a bordo di
macchine di grossa cilindrata, fuori strada e motociclette.Varcano il confine e passano
in Rwanda” dice all'agenzia Misna una fonte locale contattata nel capoluogo del Nord-Kivu
ma che, in queste ore che definisce come “incerte”, preferisce rimanere anonima per
motivi di sicurezza. “Per fortuna, finora i civili sono stati risparmiati da violenze
e violazioni, ma gli spostamenti dei miliziani del Movimento del 23 marzo stanno suscitando
panico ma anche timori su quanto potrebbe accadere nelle prossime ore” prosegue l’interlocutore
stabilito al centro di Goma. Anche se la corrente elettrica è stata ripristinata da
due giorni, consentendo alla popolazione di azionare le pompe per procurarsi l’acqua
“non tutti i quartieri hanno accesso a questi servizi essenziali” dice ancora la fonte
locale, sottolineando che in città “la vita è sospesa”: nell’ultimo periodo molti
negozi, le banche e le scuole sono rimasti chiusi. “Il cibo e i beni di prima necessità
scarseggiano sempre di più e in una settimana i prezzi sono aumentati del 50%, aggiungendo
altra sofferenza a una popolazione già molto provata” riferisce l’interlocutore della
Misna, spiegando che a causa dell’insicurezza diffusa sulle strade dell’intera regione,
in particolare quelle dei vicini territori di Masisi (ovest) e Rutshuru (nord), “sono
pochi i trasportatori che hanno il coraggio di circolare”. In serata è questa la situazione
che prevale a Goma, poche ore dopo che il portavoce del Movimento del 23 marzo (M23),
il colonnello Vianney Kazarama, ha ufficialmente annunciato che “per motivi organizzativi
slitta di 24 ore il ritiro dei nostri uomini”, precisando che “comincerà in modo più
significativo a partire da domani” e che sarà “progressivo” anche a Saké, località
a venti chilometri dal capoluogo. Alla luce di questo annuncio, diffuso dall’emittente
locale ‘Radio Okapi’, la fonte della Misna racconta che “in una settimana di occupazione
l’M23 non ha ottenuto grande consenso popolare anche se tutti auspichiamo da tempo
un cambiamento profondo per la nostra regione”. L’interlocutore, stabilito da anni
a Goma, precisa che “purtroppo la gente di qui conosce fin troppo bene i gruppi ribelli
che hanno seminato morte e desolazione a partire dal 1996 quindi è rimasta diffidente
anche nei confronti dell’M23, sapendo di non poter affidare le proprie speranze a
un gruppo armato in gran parte straniero”. Da Kinshasa anche il governo ha accusato
la ribellione di essersi resa responsabile di una “razzia sistematica ai danni di
beni pubblici e privati portati via in un paese vicino” ha dichiarato il portavoce
Lambert Mende, denunciando danni all’obitorio dell’ospedale militare di Katindo e
un tentativo di saccheggio alla Banca Centrale. Le accuse delle autorità congolesi
sono state respinte dal responsabile militare dell’M23, Jean-Marie Runiga Lugerero,
che ha invece parlato di “atti isolati di vandalismo da imputare a banditi evasi dal
carcere centrale di Munzenze”. In parlamento il primo ministro Matata Ponyo, sostenuto
dalla maggioranza, è riuscito ad evitare l’apertura di un dibattito sulla crisi dell’Est
e ha rassicurato i deputati sull’ “efficienza delle Forze armate congolesi in corso
di riorganizzazione”. Il capo del governo ha invitato politici e cittadini a “dare
prova di un elevato senso di dignità e solidarietà nazionale in questi tempi di aggressione”.
(R.P.)