Istat: meno matrimoni in Italia. Blangiardo: sostenere giovani e famiglia
Fanno riflettere i dati diffusi dall’Istat sulla diminuzione dei matrimoni in Italia.
Si tratta di una tendenza in atto da 20 anni, ma negli ultimi 4 la variazione media
annua è stata di -4,5% a fronte del -1,2% precedente. Aumentano invece le coppie di
fatto che nel 2011 sono 972mila a fronte di circa mezzo milione nel 2007. Le nozze
poi sono sempre più tardive: l’età media del matrimonio degli uomini è di 34 anni;
delle donne di 31. Oltre ad una crisi di valori, a pesare è anche la crisi economica.
Su questo aspetto, Debora Donnini ha sentito Giancarlo Blangiardo, professore
di demografia all’Università di Milano Bicocca:
R. – La difficoltà
da parte delle giovani coppie nel riuscire a realizzare ciò che serve per poter dar
corso a una vita istituzionalizzata, in questi momenti, è certamente più forte. Mentre,
tutto sommato, l’unione di fatto è più flessibile e quindi forse viene accettata come
meno rischiosa viste le situazioni del sistema economico, occupazionale e quant’altro,
che caratterizzano il nostro tempo. Credo che questa sia una delle grandi spiegazioni
che fa capire come i 246mila matrimoni del 2008 sono diventati quasi 205mila nel 2011:
il numero è calato quasi di un quinto nell’arco di tre, quattro anni. Questo andamento
congiunturale si instaura su una tendenza di fondo che è quella di maggiori difficoltà
nell’impegnarsi per tutta la vita in modo stabile e duraturo. Anche se io credo che
alla fine prevalga il sistema dei valori tradizionali, che alla fine vincerà, però,
certamente, questo lascia un attimo la scelta in sospeso e naturalmente ritarda l’ingresso
nel matrimonio da parte dei giovani.
D. – Questo poi ritarda anche il fatto
di aver figli?
R. – Assolutamente. E’ chiaro che più si sposta in avanti l’avvio
del ciclo di vita familiare e meno è il tempo che poi si può dedicare, anche in termini
biologici e fisiologici, alla riproduzione. Se una donna si sposa mediamente intorno
ai 30 anni, ma spesso molto più tardi, e ha figli non più tardi all’incirca di una
quarantina di anni, evidentemente, lo spazio riproduttivo è di 7, 8, 9 anni, massimo,
entro il quale c’è il primo figlio, qualche volta il secondo, quasi mai il terzo.
D.
- L’Italia è anche penalizzata dal fatto che non ha praticamente, o molto poco, politiche
che sostengano la famiglia…
R. – Assolutamente sì, ma soprattutto non ha politiche
che sostengano la formazione e lo sviluppo della famiglia, per cui, di fatto, le difficoltà
sono che i giovani faticano a trovare la casa, il lavoro e quindi, a fare la scelta
verso il matrimonio, verso la vita famigliare, la vita di coppia. Credo che questi
giovani si potrebbero aiutare in vario modo. Un classico sono i discorsi abitativi
ma non solo, perché se si aiuta l’avvio della famiglia si ha la possibilità di rispondere
anche ad altri numerosi problemi. E’ uscito qualche giorno fa il discorso dell’invecchiamento
e della sanità… Se vogliamo arginare l’invecchiamento della popolazione, è inutile
illudersi, la soluzione inevitabile è agire sul fronte giovanile, sul fronte famigliare,
e sulla nascita di nuovi individui che in qualche modo compensano l’invecchiamento
progressivo.