Tromba d'aria travolge lo stabilimento Ilva. Il cappellano: la Chiesa vicino a chi
soffre
Una violenta tromba d’aria ha travolto, ieri, lo stabilimento dell’Ilva di Taranto:
disperso un operaio che lavorava su una gru trascinata in mare dal vento. 38 i feriti,
gravi i danni strutturali. A causa di questa sciagura Fim, Fiom e Uilm hanno annullato
la manifestazione prevista oggi a Roma confermando però lo sciopero di 8 ore di tutto
il gruppo. Intanto, il governo prepara un decreto per consentire all'azienda di riprendere
l'attività. Paolo Ondarza:
Il decreto legge
allo studio del governo e che già domani potrebbe essere presentato dal Consiglio
dei ministri ricorda che l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata il 26 ottobre
scorso ha effetto per 2 anni quindi l’attività dell’Ilva può continuare. Oggi pomeriggio,
a Palazzo Chigi vertice tra governo e azienda. Intanto, ieri alla Camera il ministro
Clini ha espresso la sua contrarietà alla chiusura perché - ha detto - lasciare senza
reddito 20mila famiglie significa assumersi responsabilità non stimabili sul piano
sociale, favorire la concorrenza e peggiorare la situazione ambientale. Clini ha chiarito
che l’allarme nello stabilimento colpito, ieri mattina, da un fulmine e da una tromba
d’aria è rientrato, ma sono gravi i danni strutturali: danneggiata una ciminiera,
crollati alcuni capannoni e la torre del faro. Bruciati inoltre in un incendio alcuni
reparti dell’area. Angoscia per l’operaio disperso viene espressa dal presidente Ilva,
Ferrante, che parla di “giornata drammatica” pensando anche ai lavoratori rimasti
feriti.
In merito alla vicenda Ilva, ieri, è intervenuto anche il presidente
della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che ha auspicato un intervento veloce ed equo,
attento alla salute di tutti e al mantenimento del lavoro per migliaia di famiglie.
Sulla situazione e l'impegno della Chiesa, Paolo Ondarza ha sentito il cappellano
dello stabilimento padre Nicola Preziuso:
R. – Si respira
nell’aria il dramma simile a quello sperimentato da tutte quelle popolazioni che vengono
abbattute da veri e propri terremoti: se questi giovani lavoratori - lei immagini
che sono circa 20 mila con un’età media di 32 anni - dai prossimi mesi non hanno più
lo stipendio, sarà un’emergenza!
D. – Qual è lo stato d’animo della gente alla
vigilia del decreto legge allo studio del governo che sembra aprire spiragli di speranza?
R.
– Il fatto che per la prima volta si siano messi in gioco il presidente della Repubblica
e Monti, certamente ha calmato molto gli animi: ha posto un argine allo sconforto,
sicuramente. Poi, la tromba d’aria di ieri ha fatto il caos … Qualcuno dice: meno
male che non erano presenti 5 mila operai in ferie forzate …
D. – Di fronte
a questo dramma, la Chiesa non manca di manifestare la propria vicinanza …
R.
– Significa molto. Non ci si può lasciare andare e non possiamo neanche rimanere a
guardare. E allora, stiamo cercando di seminare germi di speranza che hanno sempre
la dimensione del granellino di senape. Non è che la Chiesa si possa sostituire alle
istituzioni o possa dare risposte su vasta scala, perché questo è compito della politica.
In curia vescovile, attorno al nostro arcivescovo, abbiamo firmato un protocollo d’intesa,
abbiamo già iniziato a compiere un’opera concreta, di bonifica in un’area che si chiama
Cimino Manganecchia di Taranto, che è altamente inquinata. Sono aree di cui ci siamo
fatti carico – come diocesi – guidati dal Cnr, guidati dall’università e da nuove
tecniche di bonifica che riguardano la piantumazione di pioppi … E' un segno di speranza,
forse una piccola cosa. Stiamo parlando di mezzo ettaro di terreno dove sono all'opera
volontari, lavoratori dell’Ilva, pre-pensionati, scout e altre associazioni sia religiose
sia laiche. Questo piccolo gesto è un granellino di senape, ma ci indica la direzione.
Ecco, ciò che stiamo facendo come Chiesa.