Lotta all'Aids. Il Papa: le terapie ci sono, ma sono negate ai bambini dei Paesi poveri
Un appello in favore di quanti sono colpiti dall'Aids, in particolare i bambini: lo
ha lanciato mercoledì mattina Benedetto XVI al termine dell’udienza generale. Ce ne
parla Sergio Centofanti:
Il prossimo
1° dicembre ricorre la Giornata Mondiale contro l’Aids, una “iniziativa delle Nazioni
Unite – spiega il Papa - per richiamare l’attenzione su una malattia che ha causato
milioni di morti e tragiche sofferenze umane, accentuate nelle regioni più povere
del mondo, che con grande difficoltà possono accedere a farmaci efficaci”:
“In
particolare, il mio pensiero va al grande numero di bambini che ogni anno contraggono
il virus dalle proprie madri, nonostante vi siano terapie per impedirlo. Incoraggio
le numerose iniziative che, nell’ambito della missione ecclesiale, sono promosse per
debellare questo flagello".
Già nel libro intervista "Luce del mondo",
Benedetto XVI aveva ricordato il grande impegno della Chiesa su questo fronte: in
molti non sanno, infatti, che oltre il 25% delle strutture che assistono nel mondo
i malati di Aids sono cattoliche. "La Chiesa fa più di tutti gli altri" – sottolinea
con forza Benedetto XVI - e "come nessun altro si cura di tanti malati di Aids e in
particolare di tantissimi bambini colpiti da questa malattia". Su questa scia, la
Santa Sede non smette di lanciare appelli perché le case farmaceutiche abbassino i
prezzi delle medicine che curano l’Aids: una patologia che nei Paesi ricchi è diventata
cronica grazie all’accesso a quei farmaci che i Paesi poveri non possono permettersi.
La
Thailandia è un esempio di come un Paese in via di sviluppo sia riuscito a superare
i brevetti che impediscono la produzione locale e che di conseguenza garantiscono
alle case farmaceutiche il monopolio sul farmaco per decenni. Padre Giovanni Contarin,
missionario camillliano, ha fondato in Thailandia, importanti centri di assistenza
ai malati di Hiv/Aids, dedicandosi anche alla cura di questi malati. Francesca
Sabatinelli ha raggiunto telefonicamente a Bangkok padre Contarin:
R. – Oggi abbiamo
raggiunto risultati eccezionali. Abbiamo avuto un risultato ottimo nella trasmissione
verticale tra madre e bambino; abbiamo avuto risultati ottimi nel contenere il numero
delle infezioni – ora siamo a circa 13 mila nuove infezioni all’anno, dalle 100 mila
che avevamo – inoltre, con l’uso in tutto il Paese degli antiretrovirali, ai quali
tutti hanno accesso, abbiamo anche contenuto e ridotto il numero delle morti: quelli
che muoiono oggi sono quelli che hanno infezioni opportunistiche gravissime o sono
quelli che fanno la scelta di non curarsi.
D. – Quindi la situazione in Thailandia,
a dispetto di altre zone della stessa area geografica, è in un momento di stasi…
R.
– Sì. Anche dal punto di vista sanitario, ci troviamo meglio rispetto agli altri Paesi,
perché il sistema sanitario si è evoluto e noi siamo stati parte di questa crescita
per quanto riguarda il nostro settore dell’infezione da HIV.
D. – Padre Contarin,
sappiamo che in molte parti del mondo il problema per le persone è l’accesso ai farmaci
essenziali, perché sono coperti da brevetti che rendono impossibile l’acquisto a basso
costo. Voi avete superato questo ostacolo?
R. – Noi abbiamo sempre lottato
contro i costi e contro questi brevetti. Siamo riusciti a produrre in loco parecchi
di questi farmaci e siamo riusciti a stipulare dei contratti internazionali tra governo
e grandi ditte farmaceutiche. Quindi abbiamo dei farmaci essenziali buoni, a un prezzo
buono, che vengono naturalmente comprati dal governo e distribuiti. In Thailandia
abbiamo avuto il coraggio, come il Brasile, di cominciare una nostra produzione locale.
E questo grazie anche all’unione di diversi gruppi non governativi con una industria
farmaceutica governativa, capeggiata da una farmacista, una scienziata, che ha avuto
molto coraggio e noi la abbiamo sostenuta.
D. – Qual è, invece, la situazione
dell’accesso ai farmaci in Africa?
R. – In Africa ci sono diversi Paesi e diverse
realtà. In generale, però, si può notare che in Africa non c’è una determinazione
politica nel collaborare con chi fa produzione di medicine in loco e non c’è determinazione
nel cercare di allontanare chi lavora troppo per gli interessi con le case farmaceutiche.
Questi sono i due aspetti: il primo, incrementare la produzione in loco con gli strumenti
che si hanno o collaborando con chi produce e con chi può portare anche macchinari
e strumenti dall’estero, anche gratis; il secondo, lottare affinché non vi siano collaborazioni
da parte di organizzazioni, di sistemi politici, o di leader politici, con case farmaceutiche
nell’interesse delle stesse. I farmaci essenziali devono essere prodotti nei vari
Paesi!
D. – Questa determinazione lei la vede?
R. – Attualmente non
c’è. In Thailandia abbiamo dovuto lottare contro i vari ministri che volevano fare
degli accordi a livello internazionale, ma che non sono riusciti a fare proprio perché
noi non li abbiamo voluti. Quando ci sono sotto degli interessi, i politici fanno
i loro interessi! Un’esperienza simile c’è nelle Filippine, altro Paese dove è difficile
l’accesso ai farmaci. C’è una mafia di case farmaceutiche che impedisce al sistema
politico e sanitario di fare produzione locale e di usare farmaci a basso prezzo.
La produzione locale del farmaco e quindi il controllo sul prezzo la soluzione!