2012-11-27 11:53:58

Ilva. Clini si dice fiducioso, mons. Santoro: non lasciare soli i tarantini


Si fa sempre più tesa la situazione all’Ilva di Taranto, dove l’azienda ha deciso di chiudere lo stabilimento. In segno di solidarietà con i colleghi pugliesi i lavoratori del sito produttivo di Genova hanno bloccato un casello autostradale. Intanto il ministro dell’Ambiente, Clini, si dice fiducioso del fatto che giovedì ci possa essere un accordo, nell’incontro a Palazzo Chigi con l’azienda. Il servizio di Alessandro Guarasci:RealAudioMP3

Il ministro Clini afferma che non mollerà. Suo obiettivo è far applicare appieno le raccomandazioni contenute nella procedura Aia per far coincidere tutela della salute e lavoro. Ma Clini se la prende anche con la magistratura, che ieri ha arrestato sette dirigenti. Di qui la decisione dell’azienda di chiudere. Per il ministro, l’obiettivo della procura di Taranto è bloccare l'attuazione dell'Aia. Intanto, i sindacati continuano lo sciopero. Giorgio Santini, segretario confederale della Cisl, aspetta un decreto del governo, giovedì:

“Che dia forza alla autorizzazione integrata ambientale, che peraltro è stata già approvata da tutti i ministeri e da tutte le istituzioni competenti, che ovviamente vincoli l’azienda al rispetto di tutte le bonifiche e di tutti gli interventi contro l’inquinamento e contro la nocività ambientale; e, dall’altra, dia garanzia alla magistratura che questi interventi si facciano veramente, tenendo aperti gli impianti: con gli impianti chiusi, purtroppo, non si fa alcuna bonifica, perché non c’è la possibilità concreta di dare agli investimenti l’operatività e la effettività”.

Lo stesso governo si è detto pronto a un intervento legislativo d’urgenza. La Chiesa in questo momento, come in altri, è vicina ai lavoratori. Il vescovo di Taranto, mons. Filippo Santoro:

“L’iniziativa dello Stato sia chiara. In questo momento i tarantini non possono essere lasciati da soli. L’iniziativa è proprio nelle mani dello Stato, allo Stato fa capo la magistratura, allo Stato fa capo il governo e allo Stato deve rispondere anche l’impresa”.

Sono a rischio i posti di almeno 11 mila addetti che lavorano a Taranto e tutta l’industria siderurgica italiana.







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