Egitto. Morsi accetta il compromesso: inappellabilità solo su questioni di sovranità
In Egitto è ancora alta la tensione. Il Presidente Morsi ha tentato di disinnescare
la miccia accesa con il decreto che, di fatto, accresce i suoi poteri. Dopo un incontro
con i vertici della magistratura, ha annunciato, in serata, di aver accettato una
soluzione di compromesso, che limita l'inappellabilità alle sole questioni di sovranità.
La Casa Bianca ha tuttavia espresso le sue preoccupazioni, esortando le parti alla
calma. Amina Belkassem:
Tenta di
calmare gli animi Mohamed Morsi. Dopo un incontro ieri in serata con i vertici della
magistratura, il presidente egiziano ha accettato un piccolo compromesso, precisando
che l'inappellabilità delle sue decisioni si limita alle questioni di sovranità. Di
fatto però, il decreto presidenziale all'origine delle proteste che nei giorni scorsi
hanno fatto 2 morti e centinaia di feriti, rimane. E per oggi sono attese nuove proteste.
Tre marce dei movimenti laici e liberali confluiranno ancora una volta in piazza Tahrir.
Mentre i Fratelli musulmani e i Salafiti hanno annullato in extremis le manifestazioni
a sostegno di Morsi, dicendo di voler evitare nuove violenze. Intanto, la Casa Bianca
ha espresso preoccupazione per le misure adottate dal presidente per allargare i suoi
poteri mentre l'ambasciata americana al Cairo ha deciso di chiudere i battenti proprio
in vista delle manifestazioni di oggi.
L’Egitto si mostra, dunque, diviso al
suo interno tra i Fratelli Musulmani e le molte anime dell’opposizione. Su questo
Benedetta Capelli ha intervistato Remigio Benni, collaboratore dell’Ansa
Al Cairo:
R. – Chiaramente,
il tutto è abbastanza complesso. Un esempio: i movimenti di protesta erano, a un certo
punto, diventati 150. Se pensiamo che alle elezioni, che hanno poi portato a questo
parlamento e a Morsi – erano 55 partiti diversi – abbiamo idea di come sia frammentata
la realtà egiziana e di come sia difficile unificare le istanze. E’ sicuro che c’è
stata una necessità, una forte richiesta di liberarsi dai freni che il vecchio regime
aveva imposto, e su questo poi i Fratelli musulmani hanno raccolto molti consensi.
Il problema è capire quanto, in questo Paese, i Fratelli musulmani costituiscano una
forza di movimento piuttosto che una forza di oppressione e di arretramento. Certo
è che, da parte del popolo, c’è molta richiesta, sia pure confusa, non organizzata,
soprattutto di miglioramento delle condizioni di vita, perché esse sono state tenute
a un livello molto basso, durante il regime di Mubarak, e in questo periodo non sono
migliorate perché la crisi economica sta consumando le risorse del Paese. Il costo
della vita è molto alto, soprattutto per le classi più umili, meno abbienti. C’è tanta
disoccupazione e c’è una grande tensione, che si sfoga proprio nelle manifestazioni
di piazza.