Primarie centrosinistra. Antonio Baggio: "Pd si è presentato come polo credibile"
Polemiche sui numeri per le primarie del Pd. Bersani e Renzi vanno al ballottaggio,
ma il sindaco di Firenze contesta le percentuali date dal comitato del partito. Intanto
nel Pdl Berlusconi torna a parlare del suo nuovo impegno per il centrodestra. Giampiero
Guadagni La sfida tra Bersani e Renzi in vista del ballottaggio di domenica
prossima è già ripartita. Già alle spalle la soddisfazione comune per la grande partecipazione
al primo turno delle primarie di colazione: l’affluenza nei nove mila seggi allestiti
in tutta Italia è stata di tre milioni 100 mila persone. La partita è aperta, anche
se non si parte proprio da zero. I nove punti di vantaggio del segretario del Pd sul
sindaco di Firenze sanciti dal primo turno non sono pochi. E su Bersani potrebbero
confluire i voti ieri attribuiti al leader di Sel Nichi Vendola, che però chiede a
Bersani di cancellare dal suo programma l’Agenda Monti. Per la rimonta Renzi punta
sulla capacità nel ballottaggio di allargare la base elettorale, attirando soprattutto
i delusi del centrodestra. D'altra parte Berlusconi ha dichiarato la sua simpatia
per Renzi con il quale, dice, “il Pd potrebbe finalmente diventare un partito socialdemocratico”.
Ma l'ex premier è ora alle prese con le fibrillazioni del suo schieramento, in questo
momento quasi allo sbando, con l’incertezza perdurante sullo svolgimento delle primarie,
fissate al 16 dicembre, in attesa proprio delle decisioni di Berlusconi, che sembra
ormai intenzionato a tornare in campo alla guida di una nuova forza politica. E intanto
definisce Monti una risorsa per il dopo elezioni politiche.
Sul significato
delle primarie del centrosinistra, che domenica hanno visto la partecipazione di oltre
3 milioni di elettori, Amedeo Lomonaco ha chiesto un commento al politologo
Antonio Maria Baggio, docente di Filosofia politica presso Istituto Università
Sophia del Movimento dei Focolari:
R. - Il significato
è molto positivo, proprio in una prospettiva di valutazione del bene del Paese: abbiamo
assistito a un partito che ha dichiarato, in maniera esplicita, le proprie componenti
e ha trasformato quello che poteva rimanere soltanto un dibattito interno in un dibattito
pubblico. Quindi, la pubblicità del dibattito è la prima buona notizia: c’è più trasparenza.
La seconda buona notizia è il tentativo di cambiare la classe dirigente. E questo
è un merito soprattutto del candidato Renzi, ma anche del candidato Bersani che ha
aperto a questa possibilità e mi è sembrato genuinamente contento. E questo è un fattore
importante non solo per il Partito democratico, ma per tutta l’Italia. Ora, con questo
non si risolvono le cose. I candidati ci hanno mostrato anche le loro differenze,
i diversi progetti di alleanza. Però, abbiamo chiare le difficoltà: il Partito democratico
si è presentato come un polo credibile. Certo, un polo solo non basta.
D.
- Un polo solo non basta. Qual è il futuro del Pdl sospeso tra l’iter delle primarie
e il possibile ritorno in campo di Berlusconi?
R. - Il Pdl rappresenta l’altro
Polo naturale di alternativa al Pd. E noi, come cittadini, prima di dividerci sulle
scelte, avremmo bisogno prima di tutto di due possibilità tra le quali scegliere.
Il Polo di centrodestra, il Partito delle libertà, è molto più indietro in questa
maturazione rispetto a quanto non lo sia il Partito democratico. Lo vediamo ad esempio
dal numero esorbitante di candidati. La testimonianza è quella di una frammentazione
che dice la vera e propria assenza di un partito.