Spagna. Voto Catalogna: sconfitta dei nazionalisti
Ieri, la Catalogna al voto anticipato per il rinnovo del parlamento locale. Le consultazioni
rappresentano un importante test sulle istanze indipendentiste della regione orientale
spagnola, considerata uno dei quattro motori economici dell’Europa. Secondo i primi
exit poll avrebbe vinto il presidente catalano uscente, fautore dell'indipendenza,
Artur Mas (Convergencia i Unio), ma senza conquistare la maggioranza assoluta dei
seggi. Ma su quali basi si fonda il desiderio di Barcellona di separarsi da Madrid?
Giancarlo La Vella lo ha chiesto al giornalista spagnolo, Antonio Pelayo,
corrispondente dall’Italia per l’emittente Antena Tres:
R. - L’attuale
presidente dell’autonomia catalana, Artur Mas, ha concentrato la sua campagna elettorale
su questo argomento, perché, secondo lui, questo tema rappresenta una tematica alla
quale la popolazione catalana è molto attenta. Ma la cosa è tutta da dimostrare. Secondo
i partiti dell’opposizione con l’istanza nazionalista, che esiste sicuramente, Mas
vuole nascondere l’insuccesso del governo, la corruzione del suo partito. Tuttavia,
bisogna dire che all’interno della popolazione catalana, come in quella basca ad esempio,
c’è una parte che sente molto questo desiderio di indipendenza.
D. - In un’Europa
che punta - sia pure con difficoltà - a una maggiore unione, che cosa accadrebbe se
la Catalogna optasse per l’indipendenza?
R. - C’è una forte delusione per l’Europa,
che favorisce certi sentimenti, ma il problema è che il presidente Mas nasconde nella
sua campagna elettorale che la Catalogna indipendente automaticamente uscirebbe dall’Europa
e questo sicuramente i catalani non lo vogliono. Un’uscita dall’Unione significherebbe
abbandonare l’euro, richiedere di nuovo l’ingresso nella Comunità europea, passare
tutti gli esami necessari. Ovvero, per 8-10 anni i catalani non avrebbero la possibilità
di essere europei. Malgrado tutte le delusioni, questo non è ciò che vogliono.
D.
- Gli spagnoli si riconoscono ancora in un’unità rappresentata dalla monarchia, dal
parlamento, dalla capitale, dalla bandiera?
R. - Credo che la cosa fondamentale
sia non vedere questo come un’alternativa. Ci sono molti catalani che oggi dicono:
“Io voglio essere catalano, voglio avere la mia lingua, la mia cultura, il mio modo
di essere, di vivere; ma, nello stesso tempo, non voglio non essere spagnolo”. Finora,
questo ha funzionato e dovrebbe funzionare ancora, ma evidentemente soltanto con il
ricorso alle urne possiamo sapere se ci sarà una maggioranza di catalani che vogliono
la secessione, o se c’è una maggioranza di catalani che dice: amiamo la nostra lingua,
la nostra cultura, la nostra religione, tutto quello che vogliamo, ma senza rompere
l’unità della Spagna che è una parte della nostra storia, come la Catalogna è una
parte della storia della Spagna.