"Maestri di strada", iniziativa per sconfiggere l'abbandono scolastico
Sono quasi 114 mila i ragazzi che tra i 14 e i 17 anni abbandonano le scuole ogni
anno in Italia: oltre il 20% di questi vivono in Campania, a Napoli sono 1.283. E’
questa l’istantanea scattata dalla ricerca curata dall’Isfol, l’istituto per la formazione
professionale dei lavoratori. Un valido aiuto per questi ragazzi è rappresentato
dalle reti di supporto come l’associazione ‘Maestri di strada’, che opera a Napoli
e aiuta i ragazzi considerati irrecuperabili. Cesare Moreno, ideatore e spina
dorsale dei maestri di strada spiega, al microfono di Maria Cristina Montagnaro,
in che modo operano:
R. – Noi ci
rivolgiamo alla persona, all’uomo, non allo studente. Noi ci occupiamo di ristabilire
una relazione umana con le persone e significa anche aiutare i giovani a stare meglio
con se stessi: giovani arrabbiati, pieni di rancore, frustrati da sconfitte ripetute,
che vivono situazioni di emarginazione, esclusione. Poi sulla base di questo, dopo
si realizzano anche gli apprendimenti, ma se non si fa questo… E pare che questo nessuno
lo voglia capire.
D. – Che cosa fate nel concreto per non abbandonare a se
stessi i ragazzi che lasciano la scuola?
R. - Noi cerchiamo di fare un intervento
quanto più possibile sistemico, quindi ci occupiamo di un intero gruppo di quartieri
nella Napoli orientale, l’ex-zona industriale di Napoli, sono quasi 200mila abitanti,
dove ci sono nove scuole medie e molte scuole superiori. Noi andiamo in tutte e nove
le scuole medie. Abbiamo fatto anche un protocollo di intesa per cui le scuole ci
segnalano tutti i ragazzi di terza media che, a detta degli insegnanti, hanno il forte
rischio di abbandonare gli studi o ancora prima della licenza o subito dopo la licenza
media.
D. – Qual è l’identikit del ragazzo che abbandona la scuola?
R.
– La dispersione scolastica riguarda anche quartieri e strati sociali che non sono
socialmente marginali. Ma c’è un’emarginazione interiore che non ha confine di classe,
dove sta la miseria, l’assenza di soldi, il lavoro minorile. Tutte queste cose esistono.
Noi sappiamo che ci sono figli di poveri che hanno voglia di apprendere. Ma come mai
i figli degli immigrati studiano più dei figli degli italiani? Eppure dal punto di
vista sociale sono molto più emarginati, ma se non altro quelli hanno ancora una speranza,
hanno voglia di emergere, i nostri, no. Se uno vuole fare una seria analisi della
dispersione deve capire che il punto fondamentale è l’emarginazione interiore. Per
combattere l’emarginazione interiore non ci vogliono tanto i soldi quanto una relazione
diversa con i giovani. Questa società ha una buona relazione con i giovani? No. La
scuola ha una buona relazione con i giovani? No. Quindi i risultati sono questi.
D.
- Perché passano gli anni e i dati sulla dispersione scolastica non diminuiscono?
R.
– Per quale motivo… Il motivo è noto da sempre e lo sanno anche i sassi. Se uno ripete
la stessa partita con le stesse regole, gli stessi giocatori, lo stesso campo, lo
stesso pubblico, per quale motivo il risultato dovrebbe cambiare? In tutte le parti
del mondo in cui c’è la crisi i capi di governo si impegnano prioritariamente sull’istruzione;
noi non abbiamo nessuno che sente il bisogno di dire che metà della crisi italiana
deriva da una cattiva gestione dell’istruzione.