"Libera la domenica": ieri la raccolta firme sui sagrati delle chiese italiane
“Non perdete il senso del giorno del Signore” ha sottolineato più volte il Papa,”
Non è indifferente sacrificare il tempo all’economia” ha ripetuto la Cei. E’ in questo
quadro di riferimento che ieri sui sagrati delle Chiese italiane si è svolta la raccolta
firme per l’iniziativa Libera la domenica. Voluta da Confesercenti e Federstrade
con l’appoggio della Conferenza episcopale italiana, ha l’obiettivo di abolire, con
una proposta di legge di iniziativa popolare, la liberalizzazione delle aperture degli
esercizi commerciali, restituendo la disciplina alle Regioni in base a esigenze specifiche.
Una richiesta che ha motivazioni etiche, sociali ma anche economiche, come è emerso
da un incontro voluto dalla Diocesi di Padova e aperto a tutti. Gabriella Ceraso
ne ha parlato con don Marco Càgol, delegato vescovile per la Pastorale sociale
e del lavoro:
R. – Il primo
dato che è emerso, soprattutto dai rappresentanti dei commercianti e dei lavoratori,
è che quello che si era proposto come soluzione per rilanciare il consumo e quindi
far girare meglio l’economia, in realtà non è avvenuto. Anche l’occupazione che è
stata generata è un’occupazione di tipo precario. Il gradimento di questa esperienza,
dunque, è molto relativo anche rispetto al costo che ha.
D. – Accanto al discorso
del lavoro, dell’occupazione, dell’economia nella questione intervengono, però, anche
gli altri aspetti, che sono quelli che più interessano invece la Chiesa, pur senza
costituire una sorta di crociata, no?
R. – No, anche perché non è nello stile
della Chiesa fare crociate su questi temi. Certamente, però, dal nostro punto di vista,
la domenica ha un valore profondo, perché è il giorno del Signore, il giorno della
Resurrezione. Noi crediamo, però, che la particolarità di questo giorno sia un dato
antropologico sociale, relazionale, fondamentale, per cui affermarlo non è affermare
un valore strettamente confessionale, ma qualcosa che fa bene a tutta la società.
D.
– A livello sociale, voi addirittura nell’analisi di questa questione siete andati
anche molto più in là...
R. – Ci interessa andare dentro questo fenomeno, per
vedere quali sono le ingiustizie che si perpetuano nei confronti, per esempio, delle
commesse, che sono molto spesso mamme di famiglia e non hanno nemmeno la turnazione
sulla domenica, ma anche per vedere su cosa fanno leva gli interessi dei centri commerciali.
Lo abbiamo visto come un sintomo di una fatica, di un disagio delle relazioni. E’
triste che una famiglia non abbia alternative che andare al centro commerciale!