2012-11-23 15:44:26

Myanmar, è emergenza umanitaria. Continuano le violenze etniche


Sono oltre 110 mila gli sfollati a causa delle violenze in Myanmar. Il Paese è attraversato da gravi conflitti etnici, come quello a nord fra l’esercito e i ribelli Kachin e a ovest tra la maggioranza buddista birmana e la minoranza musulmana di etnia Rohingya. E questo avviene nonostante la proclamazione dello stato di emergenza da parte del presidente birmano, Thein Sein. Molte le difficoltà incontrate dalle agenzie umanitarie, gli sfollati necessitano di cibo e alloggi. Alessandro Filippelli ne ha parlato con Federico Fossi, dell'Ufficio Comunicazione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati:RealAudioMP3

R. – Si è svolta proprio recentemente una missione di monitoraggio tra diverse agenzie, che ha incluso oltre all’Unhcr altri organismi umanitari internazionali, con l’obiettivo di valutare i bisogni degli sfollati. La valutazione ha riscontrato problemi drammatici: molte le persone colpite, che riportavano ferite da arma da fuoco, ustioni, ferite da freccia, ma anche donne in gravidanza a seguito di violenze. E poi una crescente necessità di teli di plastica per la costruzione di alloggi e di cibo.

D. – Cresce il numero degli sfollati: come pensate di accogliere queste persone?

R. – Le persone sono, per ora, ospitate da comunità locali, per cui è necessario ovviamente dare un sostegno anche a queste comunità locali, che si fanno carico generosamente dell’accoglienza di queste persone. Inoltre, è necessario attrezzare il più possibile i campi nei dintorni di Sitve, dove si trova la maggior parte degli sfollati e fare in modo che vi sia una maggiore presenza di medici e che le persone possano essere protette.

D. – Le tensioni stanno generando confusione nei villaggi. Alcune famiglie, durante i colloqui con i vostri operatori, hanno affermato di avere abbandonato i propri bambini al momento della fuga. Come pensate di arginare questa emergenza?

R. – L’obiettivo è quello di fare in modo che le persone non debbano più fuggire. La minoranza Rohingya è una minoranza linguistica e religiosa, da sempre perseguitata. C‘è un’altissima percentuale di queste persone che sono apolidi, cioè non hanno una cittadinanza. Parliamo di oltre 800 mila persone, quindi è necessario ristabilire assolutamente la calma, far cessare le ostilità e cercare di fare in modo che termini la condizione di segregazione verso questa minoranza, affinché possano vivere in pace nel loro Paese e non essere più costretti alla fuga, rischiando la vita.

D. – Si avvicina anche la stagione della malaria: in che modo farete fronte a questo problema?

R. – C’è una carenza di personale medico. Da questo punto di vista, l’Unhcr, proprio in uno sforzo tra agenzie, collabora con diverse organizzazioni umanitarie internazionali che si occupano più propriamente degli aspetti legati alla salute, ong composte da medici. E’ necessario assolutamente incrementare la presenza di personale medico, per far sì che epidemie e cure ai feriti siano somministrate e verificate il più possibile.







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