Mons. Mogavero: i vescovi del Mediterraneo impegnati per la pace e l’accoglienza
Si è conclusa mercoledì scorso in Sicilia l’Assemblea generale dei vescovi della Conferenza
episcopale regionale del Nord Africa, la Cerna, ospiti della diocesi italiana di Mazara
del Vallo, in provincia di Trapani. La presenza dei vescovi di Libia, Marocco, Algeria
e Tunisia a Mazara è nata grazie all’invito del vescovo locale, mons. Domenico
Mogavero, per rafforzare il dialogo su tematiche pastorali comuni a partire dall’immigrazione
e sostenere i cristiani che vivono in un contesto sociale musulmano. Al centro dei
lavori della Cerna, la rinnovata collaborazione tra le Chiese delle due sponde del
Mare Mediterraneo per la convivenza tra uomini di fedi e culture diverse. Luca
Collodi ha intervistato proprio il vescovo di Mazara del Vallo, mons. Mogavero:
R. – C’è stata
una grande sintonia sulle questioni più urgenti e più significative di questo momento,
e appunto sulla centralità di questo mare che non è un mare periferico, ma è un mare
attraversato da mille contraddizioni ma anche da mille aspirazioni, tendenze e impegno
per l’incontro tra i popoli, per l’incontro tra le culture e le religioni: per la
pace, in una parola!
D. – Sul tema dell’immigrazione, che forme di collaborazione
avete avviato?
R. – Intanto, una conoscenza più approfondita del fenomeno,
al di là delle emergenze che ci vengono presentate pressoché quotidianamente dalla
cronaca. Questi nostri confratelli hanno veramente potuto registrare il diverso atteggiamento
che c’è nelle chiese in Italia rispetto alla configurazione del quadro normativo dettato
fondamentalmente dalla politica dei respingimenti, pur nel rispetto delle leggi e
delle limitazioni necessarie, perché questo fenomeno non debordi del tutto.
D.
– Quando si parla di immigrazione, il pensiero va alla Libia. La situazione qual è?
R.
– Abbiamo avuto testimonianze dirette, di prima mano. Possiamo dire che la situazione,
in questo momento, è abbastanza confusa, soprattutto perché non c’è ancora una presenza
forte dello Stato unitario, c’è ancora molta gente che gira armata, che “scorrazza”
per le strade di notte e di giorno intimorendo gli altri cittadini. Però, in tutto
questo, quello che caratterizza l’atteggiamento fondamentale dei vescovi è la loro
serenità in queste realtà così problematiche. Non hanno paure particolari, piuttosto
atteggiamenti prudenziali. Però, loro sono lì, al loro posto, accanto ai loro cristiani
ma anche accanto a tutta la gente che chiede il loro aiuto, anche se non di religione
cristiana.
D. – I vescovi del Nord Africa come guardano alla cosiddetta “Primavera
araba”?
R. – Sicuramente, con grande attenzione e con un atteggiamento collaborativo
e partecipativo. Al di là di alcuni aspetti che possono essere piuttosto di tipo mediatico-propagandistico,
quello che loro evidenziano è il fatto che la “Primavera araba” sia stata una rivolta
di popolo che abbia inteso portare in quei Paesi libertà e diritti. In questo contesto
di rivendicazione di libertà e diritti fondamentali, i vescovi vedono una prospettiva
per potere chiedere l’attuazione del diritto alla libertà religiosa e alla libertà
di coscienza, complementari alla libertà di culto che in questi Paesi esiste. Non
pensiamo che siano Paesi in cui la Chiesa vive un regime di persecuzione, ma certamente
non vive un regime di libertà che le consenta di poter diffondere pubblicamente il
suo messaggio.
D. – Ieri, all’udienza generale, l’appello del Papa per il Medio
Oriente: ha invitato israeliani e palestinesi al coraggio per la pace. I vescovi del
Nord Africa come guardano a questa situazione in Terra Santa e nel Medio Oriente?
R.
– Guardano con estrema preoccupazione a questa ripresa di ostilità tra Israele e i
palestinesi. Loro sono sicuramente per un riconoscimento del diritto all’esistenza
dello Stato d’Israele, ma anche per il riconoscimento di uno Stato palestinese con
confini certi, che possa garantire ai palestinesi arabi, islamici e cristiani l’esercizio
della loro libertà nel riconoscimento dei diritti fondamentali della persona.