L’Europa ci riprova. Lunedì a Bruxelles nuovo vertice sullo sblocco degli aiuti alla
Grecia
Dopo il no di Bruxelles allo sblocco degli aiuti alla Grecia per 44 miliardi di euro,
tutto rinviato a lunedì prossimo, quando la questione verrà ridiscussa nel nuovo vertice
finanziario. A dare speranze sulla buona riuscita del summit è adesso anche la cancelliera
tedesca Merkel, che però avverte: “Non esiste una soluzione magica che elimini i problemi
in un colpo solo”. Ottimista il presidente francese Hollande, che ieri, incontrando
all’Eliseo il capo dello Stato italiano Napolitano, ha detto: “Noi e l'Italia siamo
impegnati a far ritrovare stabilità e crescita all'eurozona. Sono fiducioso che si
possa raggiungere l'accordo per la Grecia”. Giancarlo La Vella ne ha parlato
con l’economista Angelo Baglioni, docente all’Università Cattolica di Milano:
R. - È chiaro
che le tensioni che si erano un po’ assopite sono destinate a riacutizzarsi a meno
che non si arrivi a un accordo. Rispetto a qualche mese fa, ora c’è la rete di sicurezza
che è stata stesa dalla Banca centrale europea con la disponibilità a intervenire
in acquisto di titoli di Stato degli altri Paesi periferici europei. Quindi, il rischio
di contagio ad altri Paesi come Spagna ed Italia è molto minore rispetto al passato
D.
- Lunedì prossimo ci sarà un nuovo vertice dell’Eurogruppo. In pochi giorni, si riusciranno
a superare le perplessità mostrate soprattutto dalla Germania e dal Fondo monetario
internazionale?
R. - L’ipotesi prevalente è che alla fine si trovi un accordo.
A me sembra che la Grecia abbia mostrato di avere fatto grossi sforzi anche nelle
ultime settimane, approvando l’ennesimo piano di austerità. Mi sembra quindi che abbia
fatto la sua parte, seppure con ritardi, ma la traiettoria di debito sul Pil della
Grecia sarà peggiore di quello che si immaginava qualche tempo fa, perché la recessione
nel Paese è più grave di quello che si prevedeva. Però, credo che alla fine si troverà
un accordo. D. - Sarebbe critica per l’Eurozona l’esigenza di dover aiutare, dopo
la Grecia, un altro Paese che dovesse trovarsi nelle medesime condizioni? R. -
Sì. Sono richieste che pongono ai Paesi partner dei costi notevoli. D’altronde, la
posta in gioco è molto alta perché riguarda la tenuta della stessa unione monetaria.
C’è anche da dire che da agosto in avanti, è stato messo sul piatto un altro strumento
molto potente oltre agli aiuti dai governi tramite il Fondo di stabilità europeo.
Quest’arma in più è costituita dagli interventi della Banca centrale europea, strumento
che finora è stato solo annunciato perché, come noto, l’attuazione è poi subordinata
al fatto che un Paese chieda e riceva gli aiuti dal fondo di stabilità europeo. Comunque,
già il fatto di avere disponibile, almeno sulla carta, questo strumento in più, aumenta
l’ammontare delle risorse complessivamente utilizzabili per dare stabilità finanziaria
ai governi che eventualmente ne facciano richiesta e quindi all’area Euro nel suo
complesso.