Israele: sollievo del parroco della comunità cattolica di Beer Sheva per la tregua
“Abbiamo vissuto giorni molto difficili, pieni di paura, in modo particolare quest’ultima
settimana durante la quale più e più missili cadevano sulla città. L’ultimo lancio
è stato giusto un minuto prima dell’inizio del cessate il fuoco. Ora siamo piuttosto
tranquilli”. “Con sollievo”, è don Gioele Salvaterra, parroco della comunità di Beer
Sheva, capitale del Neghev, sud di Israele, a raccontare all'agenzia Sir i “drammatici
giorni” vissuti sotto i missili lanciati per mesi da Hamas dalla Striscia di Gaza.
“Difficile e pericoloso per le persone è stato uscire di casa e muoversi” spiega padre
Salvaterra che per celebrare la messa in questo periodo ha scelto la zona più riparata
della canonica. “Dai racconti dei miei parrocchiani si capisce quanto grande sia stata
la loro paura e preoccupazione soprattutto per i bambini e le persone anziane ma ora
- dice il sacerdote originario della diocesi di Bolzano - con questa tregua spero
si possa tornare a vivere con più tranquillità”. La speranza di don Salvaterra è anche
quella che “il cessate il fuoco sia duraturo e non debole come in passato. Abbiamo
bisogno di pace e tranquillità per tornare alla nostra vita”. La comunità di Beer
Sheva è composta da circa 150 persone: tra loro ebrei ed arabi israeliani, immigrati
dalla Russia, dalla Romania, dalla Polonia, dall’India ma anche francesi, italiani,
portoghesi, olandesi ed americani. (R.P.)