Congo: esecuzioni sommarie a Goma. I ribelli M23 minacciano di marciare su Kinshasa.
L'appello del vescovo
Donne massacrate e violentate, esecuzioni sommarie, migliaia di persone in fuga, intere
aree senza acqua né corrente elettrica. Una situazione drammatica, quella che si sta
vivendo a Goma, nel Nord Kivu, nell’Est della Repubblica Democratica del Congo, dove
proseguono gli scontri tra l’esercito governativo ed i ribelli del Movimento del 23
marzo. Da Kampala, al termine di colloqui al vertice tra Stati membri della Conferenza
internazionale della regione dei Grandi Laghi (Cirgl) è arrivata la richiesta al Movimento
M23 di un cessate il fuoco e il ritiro da Goma. “Lancio un grido d’allarme per tutte
quelle donne, quei bambini e anziani che vagano per le strade, sotto la pioggia, senza
un riparo e senza cibo. Quei deboli che hanno già sofferto troppo necessitano di un’assistenza
umanitaria urgente” dice all'agenzia Misna il vescovo di Goma, mons. Théophile Kaboy
Ruboneka. Un appello che ha già raggiunto Kinshasa dov’è in corso un incontro di un
centinaio di vescovi presidenti delle Conferenze episcopali e delle Caritas con il
Pontificio Consiglio Cor Unum. Intanto dopo aver conquistato Goma, gli insorti M23
proseguono il loro cammino, occupano un’altra città, Sake, e minacciano di marciare
su Kinshasa; quella sarebbe la caduta nelle loro mani dell’intero Paese. Dal Palazzo
di Vetro giungono notizie di ''esecuzioni sommarie vicino ad una base dell'esercito
regolare, contro tutti coloro che si trovavano sulla strada dei ribelli, compresi
funzionari governativi che si sono opposti o non hanno cooperato con i membri del
movimento. Numerosi testimoni raccontano, poi, di donne violentate, massacrate, diventate
“bottino di guerra”. Sull’avanzata dei ribelli Paolo Ondarza ha sentito Luciano
Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana esperto dell’area:
R. –
Se i ribelli dell’M23 non si fermano - perché hanno annunciato di voler andare avanti
- arriveranno a Bukavu, capitale del sud Kivu. Qualora questo avvenisse, significa
che tutta la fascia di confine con il Ruanda e il Burundi viene presa da questo movimento
ribelle. Consideriamo che si tratta di una fascia molto ricca, la cui presa di possesso
da parte dei ribelli comporterebbe uno spostamento di equilibri nel controllo sulle
risorse.
D. – Ma chi sono i ribelli dell’M23 che puntano a marciare su Kinshasa?
R. – Questi sono ex-disertori, ex-militari, ex-generali, con interessi forti proprio
nell’ambito del commercio delle materie prime e del controllo delle miniere di coltan,
oro, diamanti. C’è di tutto in quella zona. Prendono queste ricchezze, le vendono
e, con il ricavato, si riforniscono di armi. Di per sé è un processo che è inarrestabile
finché non interviene un agente esterno che riesca, in qualche modo, a mettere sotto
controllo la zona. L’insofferenza della popolazione nei confronti dell’Onu nasce proprio
da questo: cioè questo unico agente esterno che potrebbe essere un intervento Onu,
un intervento super partes, non arriva mai.
D. – Tra l’altro l’M23 sembra
godere dell’appoggio del Ruanda nonostante le autorità del Paese neghino ogni loro
coinvolgimento…
R. – I Paesi confinanti con quella zona, sono tre: Uganda,
Ruanda e Burundi. Il Burundi ha già troppi problemi per sé per occuparsene. Tuttavia,
l’M23 viene descritto come una forza con apparati di comunicazione sofisticati, armamento
decisamente superiore a quello delle forze armate congolesi: queste armi da qualche
parte dovranno pure arrivare! Questo va precisato per andare oltre il “balletto” delle
smentite.
D. - Intanto la situazione umanitaria degenera, la popolazione è
allo stremo, manca l’acqua potabile…
R. – La popolazione congolese in quella
zona, per la stragrande maggioranza, non ha riserve. L’emergenza si crea nel giro
di 72 ore: non ci sono frigoriferi, gran parte della gente non li ha e la fame inizia
dopo due giorni in cui non ci si riesce a procurare cibo nel mercato locale. In questo
momento il problema è proprio la fame, la sete. E’ una zona di altipiano, c’è il freddo
notturno, e quindi si diffondono malattie polmonari, malattie dei bambini... Nell’immediato
il problema è assistere la popolazione. Ci arrivano notizie dal centro dei salesiani
di Ngangi dove da settemila adesso i rifugiati accolti sono diventati diecimila. Io
ho visto il centro e mi chiedo dove potranno trovare spazio diecimila persone! Tutte
le altre realtà missionarie presenti che hanno spazi, che hanno luoghi, stanno accogliendo
persone, stanno fornendo cibo, però è chiaro che i missionari hanno un po’ di riserva
in magazzino, ma non per diecimila persone, è un numero veramente imponente. Credo
che nell’immediato ci sia bisogno di una risposta in termini puramente umanitari,
ammesso che i militari, l’M23, l’esercito, consentano il passaggio degli aiuti. Poi
come dicevo occorrerà un intervento delle Nazioni Unite e dell’Unione africana, che
metta la parola fine a decenni di sofferenze di quest’area del pianeta che è veramente
una delle più frustrate e vessate al mondo.