Udienza generale. Il Papa: la fede è ragionevole e aiuta la scienza per il bene dell'uomo
Prima di concludere l’udienza generale in Aula Paolo VI con l’appello per Gaza, Benedetto
XVI aveva sviluppato una intensa catechesi sul tema della “ragionevolezza della fede”,
ribadendo fra l’altro che essa non è contro la scienza, ma al contrario la sostiene
nella sua ricerca “per il bene di tutti”. Dando “l’assenso” alla fede, ha affermato
il Papa, la ragione umana non viene “avvilita”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La questione
ha visto nei secoli dibattere i più grandi ingegni della cristianità. Benedetto XVI
– maestro di fede in tempi in cui essa ha bisogno di essere incisivamente riannunciata
– ha riproposto la domanda di sempre: il credere ha a che fare con la ragione umana?
E in particolare con la scienza? Ciò che hanno ascoltato i presenti in Aula Paolo
VI è stata una riflessione di rara densità:
“La fede porta a scoprire che
l’incontro con Dio valorizza, perfeziona ed eleva quanto di vero, di buono e di bello
c’è nell’uomo (...): è un “sàpere”, cioè un conoscere che dona
sapore alla vita, un gusto nuovo d’esistere, un modo gioioso di stare al mondo (...)
E’ la conoscenza di Dio-Amore, grazie al suo stesso amore. L’amore di Dio poi fa vedere,
apre gli occhi, permette di conoscere tutta la realtà, oltre le prospettive anguste
dell’individualismo e del soggettivismo che disorientano le coscienze”.
Dunque,
la fede porta a conoscere Dio anzitutto attraverso un incontro d’amore, “vitale”,
con Lui. Non è, ha affermato il Papa, un fatto “solo intellettuale”. Eppure, ha proseguito,
la “ragionevolezza” della fede non è un controsenso. Il cattolico, ha messo in chiaro,
non è mai colui che crede “contro” la ragione. E la formula “credo perché è assurdo”,
ha soggiunto, non è propria della fede della Chiesa:
“Dio, infatti, non
è assurdo, semmai è mistero. Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza
di senso, di significato, di verità. Se, guardando al mistero, la ragione vede buio,
non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa. Così
come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono
solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce?”.
Dio
che “illumina” la fede “con la sua grazia” schiude, ha proseguito Benedetto XVI, degli
orizzonti nuovi e “infiniti” da esplorare. Per questo, ha detto, “la fede costituisce
uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai”:
“E’ falso il pregiudizio
di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata
dai dogmi della fede. E’ vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della
tradizione cattolica hanno dimostrato (...) Intelletto e fede, dinanzi alla divina
Rivelazione non sono estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne
il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero”.
“La
fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana”: è
l’approdo cui giunge Benedetto XVI, il quale, citando via via alcune tra le più note
asserzioni di pensatori cristiani – da San Paolo a Giovanni Paolo II passando per
Sant’Agostino – arriva a toccare l’altro punto nevralgico: il rapporto tra fede e
scienza. Anch’essa assetata di saperi e verità che sono tali, ha ribadito, solo se
aperti “al vero bene dell’umanità”, per esempio alla difesa della vita e della salute:
“Importanti
sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo,
nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente,
ma per custodirla e renderla abitabile. Così la fede, vissuta realmente, non entra
in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari
perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi
che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si
ritorcono contro l’uomo stesso”.
E da qui, ha sostenuto il Papa, si evince
un altro punto a favore del fatto che credere “è ragionevole”: perché se la fede considera
la scienza “una preziosa alleata” per comprendere il disegno di Dio nell’universo,
la fede da parte sua “permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per
il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno”:
“Senza
Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso. Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto
e hanno dedicato la loro vita al Vangelo lo confermano per sempre. E’ ragionevole
credere, è in gioco la nostra esistenza. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui
solo appaga i desideri di verità e di bene radicati nell’anima di ogni uomo”.
Al
termine delle catechesi in sintesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha ricordato
la solennità di domenica prossima, Cristo Re dell’universo, l’ultima del Tempo ordinario,
esortando i giovani, gli ammalati e i nuovi sposi a fare di Gesù il “centro” della
vita, dal quale ricevere “coraggio in ogni scelta quotidiana”, aiuto nel “comprendere
il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione conLui” e sostegno
nel “riconoscere la presenza del Signore” nel cammino matrimoniale, “così da partecipare
alla costruzione del suo Regno di amore e di pace”.