Siria: oltre 100 le vittime nelle ultime 24 ore. Cresce l'emergenza profughi
Resta incandescente il versante siriano. Nelle ultime 24 ore, oltre cento morti, tra
cui diversi bambini, si sono registrati durante scontri in varie parti del Paese tra
esercito e ribelli. Pesante l’offensiva dei lealisti alle porte di Damasco, nel quartiere
delle ambasciate. Bombe anche su Daraya, mentre con il “sì” della Gran Bretagna si
allarga il fronte diplomatico che riconosce la neonata Coalizione Siriana dell’opposizione.
Resta alta poi l’emergenza umanitaria, migliaia anche ieri i profughi al confine con
la Turchia. Una crisi che non deve essere privata del diritto di cronaca, come ribadisce
Dina Taddìa, responsabile in Medio Oriente del "Gruppo di volontariato civile"
(Gvc), una ong che opera nel Paese. Cecilia Seppia l’ha intervistata:
R. – Noi che
lavoriamo come organizzazione degli aiuti umanitari ci rendiamo conto come, in queste
ultime settimane, da una parte sia stato dato giustamente rilievo a quanto sta succedendo
nella Striscia di Gaza, in Israele e Palestina, mentre dall’altra è caduto quasi nel
dimenticatoio quanto sta succedendo in Siria.
D. – Pensiamo proprio ai rifugiati
e agli sfollati. Sono oltre un milione e mezzo le persone costrette a lasciare le
loro case, mentre due milioni e mezzo sono quelli che subiscono in prima persona le
conseguenze di una guerra civile che porta fame, povertà, violazione dei diritti umani.
Una situazione ampiamente preoccupante...
R. – Estremamente preoccupante e
che sta chiaramente peggiorando con l’arrivo dell’inverno. Noi, come Gvc, stiamo lavorando
in Libano con i profughi siriani, che si stanno ammassando al confine libanese, e
ci rendiamo conto di come nel corso degli ultimi mesi la situazione sia peggiorata.
Fino a qualche mese fa, lo stare in tenda poteva in qualche maniera essere accettabile.
Adesso, con l’arrivo dell’inverno, ci vediamo costretti a fornire stufe, materassi,
coperte, vestiti, perché queste persone sono fuggite senza nulla o con quanto avevano
addosso. E’, quindi, una situazione estremamente preoccupante, che chiaramente avrà
delle ripercussioni anche sul piano della salute, soprattutto per i bambini ma anche
persone anziane e moltissime donne incinte.
D. – Dal punto di vista degli
aiuti umanitari, riuscite a soddisfare le richieste della popolazione e comunque ad
entrare nelle zone più colpite, più a rischio, e a portare soccorso?
R. – Noi
come tante altre ong e la comunità internazionale stiamo cercando di fare quanto possibile
per queste persone, anche se in questo momento l’accesso degli aiuti umanitari è particolarmente
complesso. La situazione, infatti, non è semplice, anche nel capire dove e con chi
relazionarsi. Sarebbe, comunque, importante fare molto di più e che ci fossero più
fondi e la possibilità di un impegno anche politico maggiore, per fare in modo che
questo conflitto interno possa finire al più presto.
D. – Accanto alla situazione
e a questa emergenza profughi c’è la questione dell’insicurezza alimentare. Proprio
le Nazioni Unite e la Fao, in particolare, parlano di tre milioni di persone a rischio
di insicurezza alimentare. In che senso? Manca il cibo oppure il cibo che c’è non
è sicuro?
R. – In Siria, dopo un anno di conflitto, la situazione rispetto
alla mobilità delle merci, alle coltivazioni è particolarmente danneggiata. Nelle
città, in particolar modo, è difficile trovare alcuni generi di prima necessità, perché
la situazione fa sì che vi sia un movimento locale ridotto al massimo per motivi di
sicurezza e che dunque scarseggino gli approvvigionamenti di cibo sufficienti per
i bisogni di tutti. Senza considerare il fatto che l’aumento della disoccupazione
è anche fonte dell’embargo della Lega Araba e quindi anche delle diminuzioni dei flussi
finanziari dall’estero. Ciò fa sì che molte persone non siano più in grado di acquistare
il cibo sul mercato, il quale negli ultimi mesi è salito nuovamente di prezzo, diventando
per molti inaccessibile.